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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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venerdì 27 febbraio 2015

DAVVERO TINA HA SEDOTTO ALEXIS T.? di Norberto Fragiacomo




DAVVERO TINA HA SEDOTTO ALEXIS T.?
di
Norberto Fragiacomo



Udendo le breaking news sulla Grecia, ho resistito a stento alla tentazione – martedì e ancor più il giorno innanzi – di sbattere in faccia a Tsipras la mia indignata e impotente desolazione.

Dei giornali di regime non mi fido, ma la loro gioia (maligna) suonava genuina, mentre annunciavano trionfanti “la resa” di Syriza all’Europa dei denari: non solo propaganda, stavolta. Sotto la crosta dei giudizi s’intravvedeva la polpa dei fatti: il programma di rinascita accantonato, le privatizzazioni che si rimettono in moto, le “proposte di riforma” greche scritte sotto dettatura tedesca. Offendeva, in particolare, l’atteggiamento ipocrita (direi di peggio: renziano) di un Alexis Tsipras che stonava vittoria per la sostituzione meramente lessicale di “troika” con “istituzioni” ed il pensionamento della parola (ma solo della parola!) “memorandum”: bene ha fatto l’eroe Manolis Glezos a ricordare al premier che “chiamare la carne pesce non cambia le cose”. Proprio la dura presa di posizione del vecchio partigiano e, a poche ore di distanza, quella del quasi coetaneo Theodorakis hanno fornito la conferma che eurocrazia e media non giubilavano a casaccio, che qualcosa nella macchina della speranza s’era rotto: che il compromesso non era eticamente né politicamente accettabile.

lunedì 23 febbraio 2015

LE CONDIZIONI IRRINUNCIABILI PER RICOSTRUIRE LA SINISTRA IN ITALIA di Franco Bartolomei






LE CONDIZIONI IRRINUNCIABILI PER RICOSTRUIRE LA SINISTRA IN ITALIA 
di Franco Bartolomei




Cari Compagni, l'articolo di Luciano Gallino sulla "Repubblica" di un mese fa, sulla necessità di costruire anche nella sinistra Italiana una forza come Syriza, in cui si ragionava sugli ostacoli alla realizzazione di questo progetto, induce una riflessione di fondo sulla natura della crisi del nostro sistema politico e sulla esistenza anche a sinistra di compromissioni generalizzate con le sue logiche negative che toglie credibilità ad ogni progetto politico alternativo che non implichi un netto distacco da esse.
Da questo deriva che a sinistra del PD, nonostante lo snaturamento centrista della sua iniziale identità, non nasca ancora nulla perché Sel , che alla prova dei fatti si e' dimostrata uno spezzoncino di vecchia classe politica attaccato al potere locale sempre e comunque, si è dimostrata una forza politica non credibile come fulcro di un progetto alternativo, e la sinistra del PD e' troppo compromessa con tutti i processi involutivi del nostro sistema paese per sostenere in piena autonomia uno scontro interno con Renzi.

venerdì 20 febbraio 2015

L'EPINAY ITALIANA PER CONTRASTARE L'ANNULLAMENTO DEL SOCIALISMO di Carlo Patrignani




L'EPINAY ITALIANA PER CONTRASTARE L'ANNULLAMENTO DEL SOCIALISMO 
di Carlo Patrignani


L'appuntamento è per il 29 marzo: Assemblea Costituente del socialismo italiano, convocata per riunificare l’universo delle associazioni socialiste, interne ed esterne al Psi di Nencini. 

Tsipras e Podemos dimostrano che non c'è solo la terza via di Blair, Veltroni e Renzi. 

L'analisi.




Nel 70esimo della Liberazione dal nazi-fascismo –  resta da vedere se tale fu alla luce dei rigurgiti nazisti, antisemiti e razzisti non solo in Italia - si annuncia un significativo evento culturale e politico: l'avvio, come avvenne nel 1971 a Epinay per il Psf nato sulle macerie della Sfio, di una forza socialista autonoma, laica, europeista.

giovedì 19 febbraio 2015

GLI INTRAMONTABILI MIGLIORISMI DELLA SINISTRA ITALIANA di Riccardo Achilli








GLI INTRAMONTABILI MIGLIORISMI DELLA SINISTRA ITALIANA
di Riccardo Achilli




Sui motivi della crisi politica della sinistra italiana, una crisi che oramai potremmo definire storica, si sono versati fiumi di inchiostro, e gran parte di quei fiumi colgono correttamente alcuni degli aspetti principali. Personalmente, sospetto (e l'ho detto da tempo) che il motivo più grave, che peraltro la sinistra italiana condivide con quella di tutto il mondo occidentale sviluppato, è l'incapacità di leggere correttamente i profondi cambiamenti che le società moderne hanno attraversato negli ultimi venti-trenta anni, con la fine del fordismo e della compattezza dei blocchi sociali novecenteschi, perdendo di conseguenza il contatto intimo con le proprie classi sociali di riferimento.

La globalizzazione della sinistra, nel tentativo di tenere dietro una globalizzazione economica e finanziaria crescente, sospinta in modo particolarmente violento dalla caduta del muro di Berlino e dall'imposizione di un pensiero unico che ha cercato (con successo) di imporre un modello omogeneo di relazioni sociali e produttive, ha contribuito a distaccare ulteriormente la sinistra dal suo substrato sociale di riferimento. Dentro il modello omogeneo del pensiero unico, il ruolo della sinistra non poteva che essere di supporto ai processi di globalizzazione produttiva e finanziaria, a scapito degli interessi nazionali, in questo cooperando, fino quasi a confondersi, con la destra liberista. Distaccandosi solo per un approccio meramente mirato a chiedere compensazioni alle esternalità negative prodotte da questo processo di progressiva alienazione sociale, culturale ed identitaria prodotto dalla globalizzazione. E rinunciando a presentare una alternativa di società. Cioè rinunciando alla sua stessa funzione ed al suo motivo di esistenza.

martedì 17 febbraio 2015

IL SOBRIO (E PROLUNGATO) SILENZIO DEL COLLE di Norberto Fragiacomo





IL SOBRIO (E PROLUNGATO) SILENZIO DEL COLLE
di
Norberto Fragiacomo




Nell’ultimo articolo prima del ritiro romano (pardon, veientano) scrissi che dal neoletto Presidente Mattarella mi attendevo pochino, anzi abbastanza: correttezza istituzionale, inflessibilità, rigoroso rispetto delle forme. Aspettativa realistica o vana fantasticheria? Lo sapremo presto, prestissimo.
Su riforma della Costituzione e legge elettorale è scoppiata nell’aula parlamentare un’autentica rissa: le forzature regolamentari volute da piè veloce Renzi sono state avallate dalla sussiegosa Boldrini (il coro “serva! serva!” nella settimana di Sanremo era tutto per lei) e alla frastagliata opposizione non è rimasta altra scelta che quella aventiniana. L’affettuoso duetto in conferenza stampa tra il capogruppo di SeL e un pimpante Brunetta (comicamente ertosi a fustigatore dell’autoritarismo renziano) suscita facili e meritate ironie, ma sul piano politico-istituzionale la situazione appare piuttosto seria.

Il dato è che il premier intende cambiare la Costituzione da solo, e questo dovrebbe spaventare un po’ tutti, compresi i critici della democrazia formale – compreso (e qui sta il punto) il Presidente Mattarella, che di quella democrazia è invece il garante.
Non mi riferisco alle intenzioni del fiorentino, che pure immagino pessime (ed eversive, visti il carattere del personaggio, gli interessi della sua cerchia e le pressioni esterne), ma alle modalità in sé. Poniamo, per assurdo, che gli scopi perseguiti da Renzi siano lodevoli, corrispondenti all’interesse generale: una siffatta premessa non cancellerebbe il rischio di una riforma dannosa, deformante. A suggerircelo non sono cassandre avvizzite, ma la storia giuridica di questo Paese: nel 2001 l’agonizzante maggioranza di centrosinistra riuscì a far approvare, contro la volontà di Berlusconi, la legge costituzionale n.3, che ridisegnava l’assetto istituzionale in senso “federalista”. Muro contro muro anche allora (ma senza aventini in sedicesimo), risolto da un referendum confermativo che spianò la strada al nuovo Titolo V. L’intento era in verità apprezzabile: si puntava a riempire di contenuti la scatola vuota delle regioni, attribuendo loro una potestà legislativa generalizzata e riservando allo Stato solo le funzioni di maggior rilievo, dalla difesa nazionale alla tutela della concorrenza. Sembrava l’uovo di Colombo, invece fu una frittata: ben presto ci si accorse che le competenze, ben distinte sulla Carta, risultavano nella realtà aggrovigliate, si sovrapponevano e mischiavano l’una all’altra costringendo la Corte Costituzionale ad un continuo, sfibrante lavoro di apposizione di (incerti) confini. Non mi voglio soffermare sulle materie trasversali a fisarmonica né sul mutamento di indirizzi della Consulta nel corso degli anni (per effetto della crisi, diciamolo a mezza voce), sottolineo soltanto che una riforma teoricamente migliorativa creò confusione e peggiorò le cose.

PEDRO PAEZ: "IL CAPITALISMO SPECULATIVO FINANZIARIO E' IL FASCISMO DEL XXI SECOLO"









PEDRO PAEZ: "IL CAPITALISMO SPECULATIVO FINANZIARIO E' IL FASCISMO DEL XXI SECOLO"
a cura di Roberto Donini e Fabrizio Marchi



   

Abbiamo incontrato presso l’Ambasciata dell’Ecuador a Roma, il Professor Pedro Paez, già Ministro Coordinatore della Politica Economica del Governo dell’Ecuador dal 2007 al 2008 e dal 2012 “Presidente de la Comisión Técnica Presidencial Ecuatoriana para el diseño de la Nueva Arquitectura Financiera Regional – Banco del Sur y Representante Plenipotenciario del Gobierno de Ecuador”  (Sovrintendenza di Controllo del Potere di Mercato), cioè l’organismo di controllo e regolazione della concorrenza e di lotta contro i monopoli e gli abusi di potere del mercato (primo nel suo genere nel paese). Di fatto il regista dell’intera economia ecuadoriana.
Pedro Paez ci ha concesso un’intervista in esclusiva e lo ringraziamo calorosamente per questo, così come  ringraziamo l’Ambasciatore, Juan Holguin, e tutti i funzionari dell’Ambasciata con i quali abbiamo allacciato una collaborazione molto positiva che certamente continuerà nel tempo.

lunedì 16 febbraio 2015

COMUNICATO DELLA LEGA DEI SOCIALISTI




COMUNICATO DELLA LEGA DEI SOCIALISTI


I Socialisti provenienti da tutta Italia, riuniti domenica 15 febbraio a Roma, nelle assemblee tenute in contemporanea presso le Sezioni socialiste di S.Saba e della Garbatella, organizzate dalla “Lega dei Socialisti”, dalla “Rete Socialista-Socialismo europeo”, dalla “Federazione per il Socialismo” e dalle componenti del P.S.I. “Sinistra socialista” e “Iniziativa socialista”, hanno convocato, insieme, per sabato 28 marzo, a Roma, una grande ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL SOCIALISMO ITALIANO.


Lo scopo dell’assemblea è quello di unificare, in una sola soggettività organizzata, tutto l’universo delle associazioni socialiste interne ed esterne al P.S.I. che vogliono contrastare qualsiasi forma di annullamento del Socialismo italiano nelle file del Partito Democratico e che intendono partecipare, con la propria identità, al progetto della costruzione di una nuova Forza della Sinistra italiana in grado di lavorare ad una prospettiva di trasformazione socialista e democratica della Società italiana di fronte alla crisi economica e sociale che sta sconvolgendo l’intero sistema Paese, mettendone a rischio la stessa tenuta democratica.

TRIPOLI BEL SUOL D'AMORE, OVVERO LE NOSTALGIE VETERO-INTERVENTISTE DELLA PICCOLA BORGHESIA DI SINISTRA di Riccardo Achilli






TRIPOLI BEL SUOL D'AMORE, OVVERO LE NOSTALGIE VETERO-INTERVENTISTE DELLA PICCOLA BORGHESIA DI SINISTRA
di Riccardo Achilli



Ci avviamo, senza nemmeno poter pensare di poter fermare la macchina militare, verso l'ennesimo scenario di conflitto di questa specie di terza guerra mondiale spezzettata su scenari regionali che stiamo vivendo da almeno 20 anni. Stavolta abbiamo un “evergreen”, ovvero quella Libia che gli stessi attori politici italiani che oggi chiamano alle armi, ovvero il PD e FI, hanno contribuito a far piombare in un più che prevedibile caos nel 2011. Senza che nell'opinione pubblica lobotomizzata dal peggior sistema mediatico del mondo occidentale vi sia un moto di sdegno per l'evidente illegittimità morale e storica di chi oggi chiama alle armi per “risolvere” i problemi che egli stesso ha creato.

L'ignoranza costituzionale del Governo è tutta nelle parole di un Ministro che annuncia una guerra contro un Paese che non ci ha aggrediti in nessun modo. Naturalmente l'intervento militare, di terra, oltre che aeronavale, si farà, con molti Paesi europei che si sottrarranno, e la guida non sarà, evidentemente, affidata all'Italia. Avremo quindi un intervento militare, il cui costo dovrà essere recuperato con ulteriori tagli alla spesa sociale, il cui obiettivo sarà quello di consolidare il controllo neo-imperialistico che altri Paesi hanno consolidato sul petrolio libico, estromettendo, sin dal 2011, il tradizionale posizionamento dell'ENI. E questo è l'improbabile esito positivo.
Perché il più che probabile esito negativo sarà invece quello di impantanarsi in un Vietnam sahariano, in una situazione pressoché ingestibile, perché caratterizzata da una sovrapposizione fra guerre tribali e guerre religiose, in cui le decine di fazioni in lotta sparerebbero, tutte quante solidalmente, contro l'invasore esterno. Una situazione che ricorda la politica estera che Ottaviano condusse con le tribù germaniche, cercando di inserirsi in un ragnatela inestricabile di micro conflitti, e che finì con la disastrosa sconfitta di Teutoburgo. Si preannuncia un capolavoro di politica estera.

mercoledì 11 febbraio 2015

EURO: GRECIA E UNIONE EUROPEA PREPARANO LA GUERRA (FINANZIARIA) di Maurizo Zaffarano






EURO: 
GRECIA E UNIONE EUROPEA PREPARANO LA GUERRA (FINANZIARIA)
di Maurizo Zaffarano


Guardando alle mosse della Grecia di Syriza, delle istituzioni tecnocratiche dell’Unione Europea (BCE, Commissione Europea) e delle Nazioni che vi rivestono un ruolo dominante (la Germania in particolare) più che ad una partita a scacchi sembra di assistere ai frenetici preparativi di una guerra (finanziaria) destinata ad esplodere tra non molto.
Come scrive Contropiano non sembra esserci alcuna possibilità di mediazione anche se, se si volesse agire secondo logica e avendo quale stella polare i valori sociali sui quali si fonda la civiltà umana (ed europea), esisterebbero delle vie di uscita: allungare con ragionevolezza i tempi di restituzione del debito greco, finanziare con le risorse comunitarie (ma anche con il contributo dei Paesi che grazie all’euro ottengono surplus nella bilancia commerciale) investimenti produttivi e spese sociali per restituire alla popolazione greca condizioni dignitose di vita, consentire l’intervento pubblico nell’economia (ciò che è bollato come aiuto di Stato) per riattivare sistemi produttivi che altrimenti non hanno la forza di rialzarsi e svilupparsi, agire per compensare gli squilibri commerciali intraeuropei.

martedì 10 febbraio 2015

NET LEFT SU SITUAZIONE INTERNAZIONALE UCRAINA E GRECA




In queste ore drammatiche il futuro di questo secolo potrebbe subire una svolta. Grecia e Ucraina segnano un possibile e disastroso esito delle politiche seguite fino alla crisi del 2008 e perpetrate anche dopo la crisi con cecità e insensatezza.



Mentre alcuni governanti si dilettano con le ipotesi di crescita economica ipotetica e sembrano essere soddisfatti di un ipotetico aumento dei PIL nazionali di un qualche zero-virgola in più, non raccontano che le possibilità di tale crescita poggiano su congiunture economiche derivanti dalla crisi politica e militare che sta contrapponendo l’Occidente alla Russia. Il calo del greggio, deciso politicamente in una riunione - in barba alla tanto decantata libertà del mercato e dell’ideologia della libera relazione tra domanda e offerta - non è una opportunità di crescita, ma il segno di una volontà politica di minare la stabilità degli equilibri internazionali esistenti. Il nostro futuro non può poggiare sulla distruzione dell’altro, ma solo nel riconoscimento dell’altro e nella instaurazione di nuove relazione tra pari.


Abbiamo poco tempo.


La ricerca della pace chiede tutto il nostro impegno attraverso una mobilitazione continua e globale per fermare ciò che sembra inevitabile!


Dobbiamo affermare concretamente che le scelte economiche devono avere al loro centro l’umanità, anzi, l’intero pianeta, i suoi essere viventi, i suoi cicli.


In Grecia il popolo ha detto basta con le politiche economiche basate sull’ideologia del mercato. Tutte le forze del cambiamento devono garantire il massimo sforzo per far si che il tentativo greco non rimanga sepolto dall’ipocrisia, dalle bugie, dagli egoismi. Lo dobbiamo non al solo popolo greco, ma a noi stessi, al nostro futuro, alle generazioni future.


In Ucraina il conflitto sta pericolosamente sbandando verso la guerra tra NATO e Russia. Capi di Stato di importanti nazioni lo denunciano apertamente come un pericolo, altri lo invocano come soluzione. Possibile che nel terzo millennio si possa poggiare ancora sull’uso della forza militare il destino dei popoli e delle nazioni?


Al mondo esiste una ricchezza immensa e va utilizzata per far vivere e gioire l’umanità e il pianeta. Abbiamo le conoscenze sufficienti per ristabilire equilibri sani, per sviluppare consapevolezze del vivere in comunione con la natura, con la nostra Terra.


Noi di Net Left crediamo che tutte le forze che hanno a cuore la Pace facciano sentire la loro voce: non c’è più tempo! Riempiamo le piazze, riempiamo la rete, imponiamo ai nostri governi la trattativa, la risoluzione pacifica, la deposizione delle armi come prima e unica scelta!! Per tali motivi Net Left aderisce a tutte le manifestazioni  a favore della pace e per una diversa politica economica a partire da quella in sostegno della Grecia che si svolgerà il 14 febbraio a Roma e immagina un percorso che prepari alla mobilitazione in tutti i paesi.


Roma 09/02/2015

L’ufficio stampa


mercoledì 4 febbraio 2015

QUEL POCO CHE MI ASPETTO DAL PRESIDENTE MATTARELLA di Norberto Fragiacomo





QUEL POCO CHE MI ASPETTO DAL PRESIDENTE MATTARELLA
di
Norberto Fragiacomo





Dal punto di vista formale la cesura è netta: all’oratoria debordante, “asiana” di Giorgio I e II (soprattutto del II) subentra lo stile secco, quasi disadorno di Sergio Mattarella – frasi brevi, richiami alla Costituzione, allergia agli svolazzi. Sui media ritorna in auge il termine “sobrietà” che, a conti fatti, non portò troppa fortuna ad un legnoso economista in loden cui tutti preconizzavano l’ascesa al Quirinale (ma chi è causa del suo mal pianga se stesso…). La somiglianza con Monti però finisce qui: malgrado le indiscusse competenze giuridiche – è stato professore di diritto parlamentare - il siciliano non ha mai nascosto di considerarsi un politico.

Mezz’ora di discorso – il minimo sindacale – inframmezzato da applausi: ogni forza politica, M5S compreso, mostra apprezzamento, sottolinea soddisfatta i passaggi più in sintonia con le proprie aspettative. Saprà unire l’Italia, Mattarella? Quantomeno – viene da chiosare – non la intontirà di chiacchiere come il suo predecessore.

Mi sono letto un paio di volte le dieci pagine del testo presentato alla stampa, cercando di comprendere i motivi di cotanto entusiasmo. Le analisi sono appena abbozzate, gli impegni generici, a parte uno: quello a rivestire il «ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione». Nulla di nuovo in questa promessa: i manuali di diritto costituzionale descrivono con parole simili la funzione del Capo dello Stato. Dal 2008 in poi, tuttavia, la crisi si è sovrapposta alle regole, consentendo a Giorgio Napolitano di interpretare la parte di solista, più che di giocatore. Ecco, un ritorno al passato, alla norma certificherebbe – o invoglierebbe a pensare – che l’emergenza è alle spalle, che la tempesta è finita. Che l’approdo (non la UE, Presidente: la normalità) si avvicina. “I want to believe!” gridano, come altrettanti Fox Moulder, parlamentari di seconda fila, cronisti e cittadini angosciati, obliando che l’annuncio di una rondine non fa primavera e che la sovrastruttura politico-sociale incide solo marginalmente sulla struttura. La speranza che il nuovo Presidente ci conduca fuori dalla crisi è un’assurdità, ma chi sta per annegare si aggrappa a tutto, anche a un ramoscello.

QUALCHE RIFLESSIONE SUGLI SCENARI INTERNAZIONALI IN CUI E' INSERITA LA GRECIA di Riccardo Achilli





QUALCHE RIFLESSIONE SUGLI SCENARI INTERNAZIONALI IN CUI E' INSERITA LA GRECIA 
di Riccardo Achilli



Oggi Obama prende chiaramente posizione a favore di Tsipras, condannando le politiche di austerità. Qualche giorno fa, Putin ha lasciato filtrare l'idea di possibili sussidi economici russi alla Grecia stessa. Evidentemente Obama associa alla sua tradizionale "moral suasion" per l'allentamento dell'austerità in Europa (che genera problemi di crescita al mondo intero) il tentativo di rintuzzare eventuali derive della Grecia verso la Russia, in uno scenario che sembra quello di una parziale ricostituzione dei blocchi geopolitici novecenteschi (e che passa in modo strategico anche dagli esiti della guerra in Ucraina, dove tutti, USA, Germania e Russia, si giocano moltissimo).
Stiamo forse assistendo all'inizio di uno scontro geopolitico per il controllo di un'area strategica (sostanzialmente per il Mediterraneo orientale e lo sbocco mediterraneo del Mar Nero) che è stato scatenato dal primo "no" forte alla Germania. Germania che rischia di finire intrappolata in questo scontro e, se Tsipras si giocherà bene le sue carte fra i due contendenti che lo corteggiano, scavalcata e depotenziata, con effetti a catena anche su altri PIIGS, come Spagna (che è vicina ad elezioni politiche) e Portogallo (non l'Italia, perché naturalmente Renzi e i suoi non hanno ancora capito niente di come ci si muove nella politica internazionale, né Mattarella sembra in grado di guidarli, vista la sua assenza di spessore internazionale). 

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