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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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venerdì 31 luglio 2015

L’AGONIA DEL PIANO di Norberto Fragiacomo




L’AGONIA DEL PIANO

di Norberto Fragiacomo





C’era una volta il piano: discutibile come tutte le cose umane, magari sbagliato o troppo generico.
Dall’economia all’urbanistica garantiva, però, la presenza di un sicuro punto di riferimento all’interprete – cioè, in ultima analisi, al cittadino comune. Garantiva pure tutele, e non è poco.

Ricordo il libro di un economista, Fanfani, studiato all’università: si intitolava “La fatica del piano”. Faticoso, ecco: perché è impresa ardua, al limite dell’impossibile, imbrigliare la realtà e il futuro con un prodotto della fallibile mente umana. D’altra parte vale sempre la pena tentare, perché dove non c’è il piano regna il caos, figlio dell’interesse egoistico.
Rivedendo i miei appunti di urbanistica, presi durante dodici ore densissime di lezione, proprio in questo mi sono imbattuto: nel caos. Non per colpa del docente – encomiabile – né della mia scarsa attenzione: semplicemente la materia è un magma indecifrabile, reso bollente da interventi normativi scriteriati e a raffica.


La legge urbanistica risale al ’42: è roba fascista, insomma. Roba chiara, però: qualche decina di articoli scritti bene, senza rimandi incrociati o – peggio ancora – cifrati. Ci presenta il piano regolatore generale (PRG), riguardante l’intero territorio del Comune; prevede la sua successiva attuazione mediante piani particolareggiati d’iniziativa pubblica, riferiti a singole zone. La parola magica è appunto “zone”: il territorio risulta diviso in centro storico (zona A), aree di completamento (B), di espansione (C), industriali (D), agricole (E) e destinate a impianti e infrastrutture (F). Ciascuna zona è impermeabile, ciascuna fa storia a sé: niente industrie a due passi dal duomo! Le scelte spettano agli enti, che oltre a zonizzare localizzano le aree dove dovranno sorgere le opere di urbanizzazione destinate alla collettività: strade, reti, fognature, ospedali, scuole, parcheggi… “Localizzazione”, parola temuta, perché si concreta nell’apposizione di vincoli finalizzati all’esproprio di terreni.

giovedì 30 luglio 2015

VIAGGIO POLITICO-SENTIMENTALE NELLA GRECIA DI TSIPRAS di Sara Palmieri









VIAGGIO POLITICO - SENTIMENTALE NELLA GRECIA DI TSIPRAS

di Sara Palmieri



Quest’anno per le mie vacanze ho scelto la Grecia.
Una scelta fatta non solo per l’amore che da sempre mi lega a questa nazione, grazie ai miei studi classici e all’ antica origine magnogreca, essendo io calabrese (la terra rossa e gli ulivi nei dintorni dell’aeroporto di Atene sono gli stessi della mia Lamezia, e non solo quelli).
Ma anche sull’onda emotiva e le forti speranze che l’elezione di Alexis Tsipras e di Syriza hanno suscitato in me, ormai quasi rassegnata a questo insano e diffuso stallo politico-sociale.
Finalmente la sinistra come non se ne vedeva da tempo in Europa.

Un leader giovane ma formato su filosofie marxiste e leniniste, quelle che si vuole far credere siano superate, obsolete e fuori moda, sinceramente vicino alle fasce deboli della popolazione (e i suoi primi provvedimenti lo hanno ampiamente dimostrato), di rottura con le politiche neoliberiste e capitaliste che stanno affamando i ceti deboli e ingrassando i poteri forti delle banche e delle grandi multinazionali e alcune nazioni a discapito di altre.

lunedì 27 luglio 2015

L'AMMUTINAMENTO DEL "CAINE" di Stefano Santarelli





L'AMMUTINAMENTO DEL "CAINE"
di Stefano Santarelli




“Il comandante è un uomo solo e può essere facilmente frainteso”





L'ammutinamento del "Caine" (1954) rappresenta una interessante anomalia nella produzione hollywoodiana, infatti tratta un argomento estremamente scabroso per quegli anni dominati dalla propaganda e repressione maccartista. Infatti il soggetto del film è rappresentato dall'ammutinamento di una nave militare statunitense durante la 2° Guerra mondiale. Per la cronaca non è mai avvenuto un ammutinamento nella marina militare di questo paese.
Una trama quindi di fantasia anche se il tema è particolarmente scottante ed è una profonda riflessione sulla solitudine del comando e sul potere e sulle responsabilità che esso comporta.

domenica 26 luglio 2015

CAPITALE FITTIZIO E TEATRO DEI BURATTINI di Lucio Garofalo




CAPITALE FITTIZIO E TEATRO DEI BURATTINI

di Lucio Garofalo





I cronisti economici riferiscono che gli indici azionari di Wall Street volano sempre più in alto, raggiungendo i massimi livelli storici, trascinati dalle persistenti attività speculative in borsa, in seguito all’acquisto pubblico di titoli tossici, i famigerati “derivati”, da parte delle banche d’affari private, che consente profitti colossali, pari all’intero PIL degli USA. 

È, dunque, più che lecito chiedersi se sia conveniente e razionale un simile sistema economico in cui la gente non ha più nemmeno “gli occhi per piangere”, mentre crescono a dismisura i profitti derivanti dalle speculazioni nelle borse finanziarie e dall'emissione di “titoli spazzatura”, mentre i prezzi al dettaglio (dai generi alimentari all’abbigliamento) tendono a gonfiarsi ogni giorno di più. 

A dispetto persino della logica e della legge elementare che regola i rapporti tra la domanda e l’offerta sul mercato. Senza che la “politica” abbia neppure la forza o il coraggio di intervenire per porre un freno. Si dice che "manca la volontà politica". Oramai i governi nazionali non contano assolutamente più nulla: la loro sovranità è di fatto esautorata. 

Da oltre trent’anni le prerogative e gli attributi degli stati nazionali in materia di politica economica, si esauriscono nel compito di esattori che operano per conto del capitalismo dell’alta finanza internazionale. Per non parlare degli enti locali. Prigioniere tra il patto di stabilità e la “spending review”, le varie amministrazioni comunali locali sono, di fatto, annichilite. 

Insomma, la politica nella decrepita e decadente società borghese, è oramai ridotta ad essere un tragico, grottesco, quanto costoso teatrino delle marionette.


mercoledì 22 luglio 2015

SULL'ORTODOSSIA MARXISTA di Lucio Garofalo




SULL'ORTODOSSIA MARXISTA
di Lucio Garofalo




Una breve premessa. L'adesione all'ortodossia marxista (ma, molto probabilmente, sarebbe più corretto adoperare il termine marxiana) deve sussistere, come già asseriva Rosa Luxemburg, sul versante squisitamente metodologico, e non dottrinario, ovvero ideologico. 

Mi spiego meglio. Il marxismo, se proprio vogliamo formulare una definizione, non è affatto un sistema di pensiero rigidamente strutturato, una volta per tutte, sotto il profilo teoretico-speculativo, come, ad esempio, il sistema aristotelico, quello kantiano o hegeliano. Il marxismo è, in buona sostanza, uno strumento di indagine e di interpretazione del mondo e della storia, una "forma mentis". È una validissima ed insuperabile (almeno finora si è rivelata e confermata tale) metodologia di studio, di analisi e conoscenza della complessa realtà socioeconomica (e non solo) in cui siamo immersi. 

Dopo queste osservazioni preliminari, arrivo al punto. Pur non essendo un "esegeta" esperto e conoscitore delle voluminose opere di Marx, Engels, Lenin e degli altri autori o pensatori di "scuola marxista", ho cercato di apprendere ed assimilare soprattutto il metodo di cui sopra, per rendermi autonomo e completo nel campo intellettuale, vale a dire diventare un soggetto culturalmente in grado di investigare e valutare lo stato di cose esistente, in condizione di leggere criticamente la realtà che ci circonda e gli eventi che accadono. 

Ebbene, fin da subito (da quando presi coscienza dell'utilità e della fondatezza scientifica della dialettica storico-materialistica) ho compreso che nel sistema capitalistico tutte (ma proprio tutte) le relazioni umane ed interpersonali, inclusi i legami socio-affettivi e familiari, e perfino i più intimi e sinceri vincoli d'amore, sono storicamente, profondamente, intrinsecamente condizionati dalla forza (non necessariamente fisica). 
In buona sostanza, risultano sempre e comunque dei rapporti di forza, nei quali si instaura una parte o un soggetto che domina ed un altro che, invece, soffre e subisce, vale a dire soccombe. Altro che poesie, canzoni d'amore e sentimentalismi romantici...



martedì 21 luglio 2015

UNA CONSIDERAZIONE SCABROSA di Fabrizio Marchi





UNA CONSIDERAZIONE SCABROSA
di Fabrizio Marchi


La considerazione che sto per proporvi è assai scabrosa, me ne rendo conto. So di urtare la “sensibilità” di tante donne e tanti uomini, ma non posso farci nulla. Lo spirito di questo giornale non è quello di rassicurare ma di riflettere e far riflettere a tutto tondo, come si suol dire, anche e soprattutto quando questa riflessione è perturbante. Del resto, come uso dire, la verità non è mai rassicurante, purtroppo…

Ieri sera, durante la trasmissione Piazza pulita, sulla 7, è stato intervistato un gruppo di cittadini del quartiere residenziale di Roma nord, Casale San Nicola, quelli che insieme ai “fascisti del terzo millennio” si sono resi responsabili dell’ignobile gazzarra inscenata alcuni giorni fa per impedire a un gruppo di rifugiati di entrare nella struttura che era stata loro assegnata dalla Prefettura di Roma.
Ad un certo momento, ha preso la parola una delle rappresentanti di questo gruppo di residenti sostenendo che la loro opposizione alla presenza dei rifugiati nel “loro” quartiere era dovuta a ragioni di sicurezza. “Il comprensorio – ha spiegato – è composto di ville isolate l’una dall’altra, e quindi la presenza di stranieri crea paura e insicurezza fra i residenti”. “Non solo – ha soggiunto con tono preoccupato (sapendo perfettamente di toccare un argomento che nessuno avrebbe osato contrastare) – quei 19 rifugiati sono tutti maschi adulti!”. Mentre pronunciava queste parole il capetto di Casa Pound, di cui non ricordo il nome né voglio ricordarlo, faceva cenno di si con la testa come i pupazzetti a mò di cagnolini che si mettono sul cruscotto dell’automobile.

lunedì 20 luglio 2015

L’INADEGUATEZZA DI TSIPRAS (E DELLA SINISTRA DEGLI ILLUSI) di Norberto Fragiacomo




L’INADEGUATEZZA DI TSIPRAS (E DELLA SINISTRA DEGLI ILLUSI) 
di Norberto Fragiacomo



Tsipras: vittima da compatire o traditore da condannare?
Azzardo un’interpretazione mediana: semplicemente un uomo non all’altezza del compito assegnatogli dall’elettorato e dalla Storia. Per carità, era un “compito” da far tremare le vene dei polsi, quasi una missione impossibile – ma nessuno gli ha mai imposto di candidarsi, di scrivere un programma di rottura, di promettere urbi et orbi la fine dell’austerity.

I difensori del buon Alexis, malinconicamente acquattati a sinistra, sostengono che non c’era nulla da fare, che le pressioni erano troppo forti e non c’erano reali alternative al cedimento. Tsipras non agit, sed agitur – chioserebbero i giuristi. Troppo comodo, compagni: magari non si poteva pretendere che il nostro piegasse il grigio Schäuble, ma era lecito attendersi che mantenesse la parola data. “Non sono un uomo per tutte le stagioni”, aveva spergiurato prima del referendum; poi, dopo aver stravinto, ha calato le braghe in un lampo e si è dato al rimpasto di governo, come un Papandreou qualunque. Aveva l’obbligo, morale e soprattutto politico, di dimettersi: non gli è neppure passato per la testa, malgrado il buon esempio di Varoufakis.
Sparito dalla scena (governativa) il ministro delle finanze, in effetti, il castello di carte è volato via: è evidente ormai chi fosse l’anima della resistenza all’Unione. Il primo lunedì di luglio lo statista suo malgrado si è risvegliato politicante levantino, rinnegando nel giro di poche ore ciò che il suo esecutivo aveva fatto fino ad allora.
Resa totale, senza condizioni, senza onore delle armi; a involgarire ulteriormente il quadro è piombato l’ostracismo contro la trentina e rotti di deputati di Syriza che hanno scelto di rispettare gli impegni presi con l’elettorato. Servile con i potenti, inesorabile coi deboli: chi ci ricorda? A me un coetaneo di Alexis, versato pure lui nell’arte dello scaricabarile.

sabato 11 luglio 2015

LA LEZIONE DELLA GRECIA di Maurizio Zaffarano





LA LEZIONE DELLA GRECIA
di Maurizio Zaffarano


Provo a guardare allo straordinariamente positivo esito del referendum di domenica 5 luglio in Grecia non dal punto di vista della questione austerità/euro ma rispetto alla prospettiva della rinascita di un'Alternativa di Sinistra in Italia.
Ciò che ci insegna la Grecia di Syriza ma anche la Spagna di Podemos, due Paesi cioè molto spesso accomunati all'Italia in termini di cultura e "indole" sociale nonché di (in)efficienza delle strutture amministrative pubbliche, è che la condizione indispensabile (anche se non sufficiente) per dare una dimensione maggioritaria e di massa ad una proposta politica di Sinistra è la coerenza e la credibilità di chi la porta avanti.
E' attraverso la propria credibilità e coerenza, rendendo manifesta e innegabile la propria diversità nei confronti dei partiti che si sono alternati al governo della Grecia negli ultimi decenni, che Syriza ha potuto prima vincere le elezioni e poi ricevere un esplicito mandato popolare a trattare con la Troika, sulla base di una linea di fermezza e dignità nazionale, sulla questione del debito (gli esiti e i risultati di questa trattativa.esulano evidentemente da questa riflessione).

mercoledì 8 luglio 2015

UN NO SU CUI RIFONDARE L’EUROPA di Norberto Fragiacomo






UN NO SU CUI RIFONDARE L’EUROPA
di
Norberto Fragiacomo


61,3% di NO: alzi la mano chi l’aveva previsto. Io la mia la tengo a mezz’aria sulla tastiera: troppo comodo spacciare – a posteriori – auspici e speranze per vaticini.

Tsipras ce l’ha fatta, in barba ad anatemi, minacce e calunnie: raschiando il fondo del barile, L’Espresso era andato addirittura a pescare, in Grecia, un professorucolo sedicente di sinistra ansiosissimo di certificare (de relato) che l’attuale premier era all’università uno studente pigro e svogliato. Non so quanto valga Alexis come ingegnere, ma sulle sue doti politiche penso non si possano nutrire più dubbi. Un’immagine, anzi una vignetta (pubblicata da Il Fatto di domenica) fotografa la vicenda e il suo protagonista, raffigurando un ometto che si rivolge ad un gigante alla sua sinistra. Il titano, di cui sono visibili solo i pantaloni, si dice dispiaciuto di non aver potuto indossare la cravatta, dono dell’altro: gli stava stretta. Renzi e Tsipras: da un lato la politichetta furba, ammiccante, plebea, amorale e parolaia, che pesa col bilancino rischi calcolati e micragnosi guadagni e disdegna di guardare oltre la prossima tornata elettorale; dall’altro il coraggio al limite della temerarietà, l’anelito a far ripartire la Storia. Colpisce lo stupore, quasi lo sgomento di certi commentatori nel riferire dei toni usati dal primo ministro greco nei comizi conclusivi: trovavano inconcepibile e quasi blasfemo, nella loro mentalità da contabili, che un leader si riferisse alle tradizioni anziché alle poste di bilancio, facesse appello a una resistenza orgogliosa in luogo di promettere strizzando l’occhio 80 euro, presentasse i molto rispettabili creditori per quel che in effetti sono – taglieggiatori e bugiardi. Assurdo che un politico si giochi tutto (carriera, popolarità, futuro) per… non comprendevano neppure per cosa, pur lambiccandosi il cervello sulla pagina bianca: per opinionisti abituati al quotidiano do ut des della politica fintamente post-ideologica i grandi progetti, le aspirazioni al cambiamento sono versi scritti in una lingua morta.

lunedì 6 luglio 2015

PAPA FRANCESCO E LA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO LIBERISTA di Maurizio Zaffarano





PAPA FRANCESCO E LA DITTATURA DEL PENSIERO UNICO LIBERISTA
di Maurizio Zaffarano



L'accusa al capitalismo e al libero mercato - “l'economia che uccide” - di essere alle origine delle inaccettibili disuguaglianze e povertà diffuse nel mondo e della distruzione dell'ambiente naturale, il riconoscimento della Palestina come Stato, la definizione dell'ergastolo quale pena di morte mascherata, l'elogio ricevuto da Raoul Castro per il decisivo intervento volto alla rimozione delle sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti nei confronti di Cuba, l'incontro con i movimenti e i centri sociali per riaffermare che terra, casa e lavoro sono diritti inalienabili degli esseri umani, l'invito a Naomi Klein a partecipare ad una conferenza in Vaticano sul riscaldamento globale..

Chiunque auspica la trasformazione del mondo (e dell'Italia) nel senso dell'uguaglianza e della liberazione dal bisogno non può ignorare il contributo che la “svolta” di Papa Francesco sta dando al dibattito politico.
E di questa svolta infatti si trova ampia eco nella Sinistra: con commenti positivi o addirittura entusiastici soprattutto nell'Area Benecomunista e Decrescista ma non solo (Guido Viale e Gianfranco Amendola, Megachip e Comune-Info, Paolo Ciofi e Pierluigi Fagan solo per citare alcuni esempi) accompagnati da dure prese di distanza e denunce dell'ipocrisia papista, in particolare nel mondo dell'ortodossia marxista e di coloro che non vogliono rinnegare il dogma della “religione oppio dei popoli”. Sta di fatto che Papa Francesco riesce ad essere citato sia dal “riformista” Landini che dall'antagonista Cremaschi.

domenica 5 luglio 2015

PRODUCI, CONSUMA, CREPA di Fausto Rinaldi





PRODUCI, CONSUMA, CREPA
di Fausto Rinaldi




A seguito dell’ urbanizzazione di grandi masse di individui (inaugurata dalla legislazione inglese che, tra il 1700 e il 1810, emana gli “enclosure acts”), sorge la necessità di irreggimentare e controllare le moltitudini: a partire dalle “poor house”, passando per le “work house”(che prefigurano quella che sarà la struttura del penitenziario, inteso sia come centro di punizione che di recupero sociale), il carattere di istituzione disciplinare assunto dalle strutture statali collettive risulta evidente: sulla base di queste istituzioni, si organizza un sistema di controllo sociale destinato a diventare una colonna portante delle moderne società complesse, che si sono dotate, come centro unificante, dell’ ideologia del lavoro.


La cornice ideologica all’interno della quale è stato imprigionato l'immaginario collettivo ha dissodato il terreno nel quale coltivare i semi della cultura d’impresa, del liberismo dogmatico, della celebrazione del “self-made man”, del produttivismo compulsivo, di una esiziale reificazione della vita. A tal uopo, la “società disciplinare” foucaultiana si incarica di normare eticamente e concretamente i processi di sviluppo e di rafforzamento degli equilibri di potere interclassistici.
I meccanismi attraverso i quali l’individuo viene trasformato in “macchina desiderante” (Deleuze) sono del più classico patrimonio capitalistico: pletorico sistema pubblicitario ad inchiodare sul ruolo di consumatore le aspettative esistenziali del cittadino.
Sofisticati apparati di controllo sociale (primo fra tutti quello della “segregazione aziendale”) si incaricano di normalizzazione i comportamenti individuali, di favorire la coesione sociale e di contrastare disaffezione e dissenso.
Tutto questo, nelle moderne democrazie rappresentative occidentali, si prefigge sostanzialmente la funzione di garantire la sopravvivenza del capitalismo.


Compito dei dispositivi di controllo, messi in essere da un sistema di potere, è quello di creare soggettività in grado di conformarsi ai dettami propri dei meccanismi di riproduzione sociale; la soggettività è quell’ entità che muove alla formazione ed all’ interazione dell’ individuo con la propria realtà di prossimità, e la cui costituzione presiede alla formazione di desideri, necessità, relazioni sociali.

La materializzazione e la mercificazione delle vite diventano punti di propulsione sociale particolarmente forti, e vettori di connotazione dei rapporti che si sviluppano all’ interno dei gruppi sociali: gli equilibri di una società costruita su queste basi sono scanditi dalla capacità di spesa degli individui.
La “lex mercatoria” ammanta ogni anche più intimo recesso della convivenza collettiva, generando società di individui spinti a costruire e valutare i rapporti interpersonali sulla unica base dell’ interesse materiale.
Il principio di redditività muove le meccaniche di sviluppo delle società, orientando i percorsi lungo i quali gli equilibri sociali maturano e modificano le loro rispettive relazioni con i dogmi del produttivismo capitalista.
Alla base del capitalismo sta la celebrazione del concetto di “processo produttivo”, che consta di quell’insieme di attività volte alla pianificazione, all’ organizzazione, alla gestione e alla realizzazione di un determinato bene o servizio; e che vede al proprio centro il concetto di “impresa”, elevato a significante assoluto nello sviluppo dei rapporti economico-politici dell’ attuale società – definibile, perciò, come “società di mercato”.
E’ l’ implicazione del soggetto nel “processo produttivo” che genera quell’ invincibile meccanismo di corruzione esistenziale e che, via via, ne assorbe tutte le risorse.


Il “processo produttivo”, frutto di una pianificazione eterodiretta, è il fulcro della degradazione dell’ esistenza umana. 
Per la dotazione di senso, vengono incaricati gli strumenti propri dell’ inculturazione e della socializzazione e che, principalmente, si servono dell’acuminato strumento di un’ etica del lavoro pervasiva e totalizzante.
Il lavoro è diventato lo strumento di mediazione sociale supremo (che arriva in ultima istanza e si colloca al di sopra di tutto).
Questa “mediazione” sociale sottintende anche il controllo, per mezzo dei regimi “disciplinari”, dell’ individuo-massa.


Come suggerisce il barbuto di Treviri, il processo di produzione è, nel contempo, anche processo di “riproduzione”: questa notazione sottolinea l’ identità di “ciclo” del processo di valorizzazione capitalistica; all’ interno di questo ciclo, intere generazioni di esseri umani hanno visto le loro vite ingoiate dalla logica della produzione (predazione?) capitalistica.



venerdì 3 luglio 2015

DICIAMO NO ALLA UE DEI BECCHINI di Norberto Fragiacomo




DICIAMO NO ALLA UE DEI BECCHINI
di
Norberto Fragiacomo


Ettore Livini, inviato di Repubblica in una Grecia mai come oggi ansiosa e smarrita, ci regala un pezzo che vorrebbe essere “di colore” (nero): il Comune di Atene avrebbe deciso di “congelare” in questi giorni caldissimi le spese per i funerali, offrendo ai cittadini la chance di morire gratis (http://www.repubblica.it/esteri/2015/07/02/news/grecia_funerali_gratis_per_combattere_la_crisi-118118190/?ref=HRER3-1).

Lo spunto è interessante, anche perché consente di spendere qualche parola sull’Unione europea e le sue strategie/fissazioni, che si riverberano persino su un settore oggetto di scarsa attenzione qual è quello dei servizi (pubblici) cimiteriali. Premetto di non essere un cultore della materia, di per sé indigesta: mi è toccato approfondirla per motivi di lavoro, e mi sono imbattuto in particolari che stanno a mezza via tra il raccapricciante e il farsesco.

Argomenti di studio: trasporto funebre, servizi cimiteriali propriamente detti ed onoranze funebri.

giovedì 2 luglio 2015

IL DESTINO DEL POPOLO ELLENICO di Lucio Garofalo







LE SORTI DEL POPOLO ELLENICO
di Lucio Garofalo



Credo, non a torto, che in queste ore cruciali si stia decidendo il corso della storia, che a noi risulta una mera cronaca quotidiana. In Grecia non sono in gioco solo le sorti del popolo ellenico, o del governo Tsipras. 
In gioco è anche il destino degli altri popoli europei, che potrebbero guardare all'esperimento greco come ad un esempio contagioso e virtuoso. Ma l'elemento cruciale della questione è il tentativo di mettere in discussione (mai accaduto finora, almeno da parte di un governo che faccia parte dell'Unione Europea) di un modello socio-economico e politico, ossia l'assetto global e neoliberista su cui si regge l'unione monetaria europea e da cui scaturisce la nuova tirannide finanziaria imperniata sul regime nazi-teutonico della Merkel, che incarna una sorta di "Quarto Reicht". La cui forza non consiste nell'esercito, ovvero la Wermacht e i panzer, bensì in armi finanziarie devastanti quali lo "spread". 

mercoledì 1 luglio 2015

EMMA, SERGIO E SILVIO di Fabrizio Marchi




EMMA, SERGIO E SILVIO
di Fabrizio Marchi


Come spesso mi succede, traggo spunto da un post pubblicato di recente su Facebook da un amico, per una breve riflessione. In questo caso l’oggetto è un film uscito nelle sale nel 2007 dal titolo “Signorinaeffe”, girato dalla regista Wilma Labate.

Il film è ambientato a Torino nel 1980 nei giorni dell’occupazione della Fiat da parte dei lavoratori. Proprio quella fu l’ultima grande lotta operaia di dimensione nazionale culminata con una sconfitta storica (ricordiamo la famosa “marcia dei quarantamila” quadri sollecitata e organizzata dai vertici dell’azienda) per il Movimento Operaio nel suo complesso (non solo per gli operai della Fiat). Da allora, infatti, nulla sarà più come prima. Quella debacle muterà per sempre i rapporti di forza tra il padronato e i lavoratori, che usciranno da quell’esperienza pesantemente indeboliti, privi di potere contrattuale, sia dal punto di vista sindacale che politico. Il grande processo di ristrutturazione capitalistica avvenuto negli ultimi quarant’anni in Italia affonda le sue radici proprio in quella vicenda. La silenziosa e lugubre marcia dei quarantamila impiegati e quadri della Fiat (anche dal punto di vista “estetico”, l’esatto contrario dei cortei festosi, colorati e combattivi degli operai), in gran parte impauriti e ricattati dall’azienda, simboleggia e segna la fine di quel movimento operaio e sindacale che ha perso ogni sua capacità di esercitare egemonia politica. La sconfitta fu strategica e, a mio parere, da allora, non ci si è ancora ripresi.

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