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martedì 21 aprile 2015

CANALE DI SICILIA, I RESPONSABILI... di Gippò Mukendi Ngandu




CANALE DI SICILIA, I RESPONSABILI...
di Gippò Mukendi Ngandu


L’ennesima tragedia si è consumata sul Mediterraneo, nel canale di Sicilia, oramai tristemente noto per essere diventato la fossa comune dei “profughi ignoti”. Spesso i corpi che ci vengono restituiti dopo essere inghiottiti dal mare non hanno un nome, ma costituiscono un semplice numero che si aggiunge di giorno in giorno alla schiera dei disperati senza storia, di cui si avrà memoria giusto il tempo delle false dichiarazioni indignate di coloro che sono in realtà i principali responsabili della strage continua che avviene a largo delle nostre coste.
Ora il governo Renzi piange i morti del Canale di Sicilia. Invoca un piano europeo volto a fermare il traffico di migranti. L’Europa, che ha lasciato l’Italia da sola nel contrastare “i nuovi schiavisti del Ventunesimo secolo” dovrebbe assumersi le sue responsabilità. Le sue sono lacrime di coccodrillo.
La tragedia annunciata di ieri che ha provocato più di 900 morti non sarà purtroppo l’ultima. Sono già 1.600 i migranti morti negli ultimi quattro mesi. Gli scafisti additati come i principali colpevoli dal governo Renzi sono senza dubbio sempre più efferati, ma se ai tempi dello schiavismo, i criminali non erano solo i negrieri, ma coloro che traevano beneficio dal sistema schiavistico, oggi i principali criminali sono coloro che cercano di trarre beneficio da un sistema che considera i migranti o semplice manodopera di riserva ricattabile o come capro espiatorio da dare in pasto all’opinione pubblica e che per questo ha creato un sistema di regole che mal tollera l’accoglienza di chi sfugge dalla guerra e dalla miseria.
Vi è quindi una forte responsabilità dell’Unione Europea che si è costruita come Europa fortezza. Triton, sulla linea varata da Frontex, vera e propria “agenzia di sorveglianza delle frontiere esterne agli Stati dell’Ue”, del resto è stata concepita in questi termini: una militarizzazione a basso costo del Mediterraneo che proibisce il soccorso ai naufraghi. Il ritorno a “Mare nostrum”risulterebbe solo un palliativo, da questo punto di vista.
Ricordiamo, inoltre, che in Italia non è ancora in vigore una legge sull’asilo politico. In mancanza di questa, i centri per richiedenti asilo (i cosiddetti Cara) si sono trasformati nel corso del tempo in veri e propri centri di detenzione dove spesso i profughi vengono trattati da veri e propri criminali. Non a caso si moltiplicano spesso i casi di fuga verso altri paesi dove l’ottenimento del diritto di asilo ha procedure più certe e più celeri delle nostre. In questo caso non è di certo l’Unione Europea ad impedire il varo della legge, bensì un governo che non ha intenzione di rompere con le politiche inaugurate dalla Napolitano – Turco ed inasprite dalla Bossi-Fini di cui il ministro degli interni Alfano è uno dei principali alfieri.
D’altro canto, la guerra che sta dilaniando la Libia, così come l’Eritrea, la Somalia, che si sta estendendo in Nigeria, che comincia a lambire il nord del Kenya è il prodotto delle politiche imperialiste a corto respiro dell’Unione Europea alleata degli Stati Uniti. L’intervento in Somalia determinò forti spaccature del paese, diviso tra diverse fazioni e bande armate. L’intervento in Iraq ha profondamente spaccato artificialmente il paese che ora, in preda al caos, sta diventando una delle basi di appoggio dell’Isis. La stessa sorte è toccata alla Libia del dopo Gheddafi, con cui le stesse potenze occidentali facevano accordi anche per rendere il paese nord africano un “corridoio di protezione” contro gli immigrati irregolari.
Per fermare immediatamente la tragedia ed impedire che il traffico dei migranti diventi un business per pochi occorrerebbe fare cose molto semplici: la soppressione di Frontex, che tante tragedie ha favorito nel corso degli ultimi anni; garantire immediatamente corridoi umanitari in modo da soccorrere coloro che fuggono dalla guerra; l’abolizione immediata del sistema dei visti d’ingresso e l’istituzione di un diritto di asilo senza confini, che abolisca definitivamente la logica del Regolamento di Dublino, permettendo l’effettiva libertà di movimento di chiede asilo e garantendone il diritto di restare dove sceglie.
La sinistra non può stare in silenzio, come spesso è avvenuto negli ultimi anni, lasciando spesso i migranti soli, vittime del razzismo “istituzionale” e preda dei deliri razzisti e xenofobi delle forze di estrema destra e della Lega Nord. Occorre far sentire da subito un’altra voce, prima che la barbarie diventi il segno quotidiano della nostra esistenza. Occorre dire con forza che la guerra e gli interventi militari che in tanti in questo momento invocano non sono la soluzione.

20 Aprile 2015 


La vignetta è del Maestro Enzo Apicella


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