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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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sabato 26 luglio 2014

IL SEGRETARIO COMUNALE è MORTO, VIVA IL SEGRETARIO! di Norberto Fragiacomo



il segretario comunale è morto, viva il segretario!
di
Norberto Fragiacomo




Tutti (magari!) ricordano Canne, ma fu Zama il capolavoro tattico del genio Annibale. Con forze raccogliticce il cartaginese mise in crisi Scipione: diversivi, finte ritirate e un inedito schieramento su tre file ben distanziate costrinsero i romani ad una resistenza disperata, fino al provvidenziale ritorno della cavalleria di Lelio. Annibale merita lodi e un’onorificenza virtuale: ciò non toglie che Zama sia stata, per lui e per la patria, l’inizio della fine. Una gloriosa, ma innegabile disfatta.
Anche il testo (definitivo? Con Renzi e i suoi dilettanti non si sa mai…) del DDL delega ammazza-PA rappresenta una disfatta per una categoria di lavoratori che, al pari dei punici, vanta una lunga storia, e non solo in Italia.
L’articolo – non numerato – “dirigenza pubblica”, istitutivo di tre ruoli unici (dirigenza statale, regionale e degli EELL), fa una vittima illustre: il segretario comunale. “Abolizione della figura” sta scritto: per gli appartenenti alle fasce A e B è prevista l’iscrizione ad un mortuario ruolo ad esaurimento e quindi – per i non pensionabili – la confluenza nel neonato ruolo unico dei dirigenti locali. Guai grossi si annunciano per chi è privo di incarico (una minacciosa “specifica disciplina”); per gli altri una perdita di status e funzioni. I fascia C (segretari di enti fino a 3 mila abitanti) e i vincitori delle ultime procedure concorsuali finiranno anch’essi nel ruolo unico – quando non si sa – ma da calimeri, dopo un periodo (in)determinato di purgatorio “anche come funzionario”.
La giurisprudenza amministrativa riteneva tutti gli appartenenti alla categoria “sostanzialmente equiparati” ai dirigenti, per la delicatezza e l’importanza dei compiti svolti. Contrordine legislativo: si torna alla distinzione di 15 anni fa tra ufficialità (in congedo) e bassa forza.
“Funzionari” di che? Immagino degli enti locali… dunque categoria D, con probabile taglio stipendiale. Chiamiamola per nome: è una retrocessione, disposta con maligno compiacimento. Quanto durerà il (non) “determinato periodo di servizio”? Forze un quadriennio (v. lett. c), dato che si stabilisce che il vincitore di un corso-concorso per dirigente debba “impratichirsi” facendo per quattro anni l’impiegato, con “possibile” (mica garantita!) riduzione del suddetto periodo in relazione all’esperienza lavorativa nel settore pubblico”; a conclusione dell’interminabile warm up  lo attende – bontà di Matteo e Marianna – un ulteriore esame.
Almeno i dirigenti degli EELL saranno tutti dei pozzi di scienza… no, non tutti: per i comuni privi di figure dirigenziali il sindaco avrà facoltà di nominare “dirigente apicale (mica funzionario! noblesse oblige…) in luogo del segretario” il portaborse, il cugino o l’amante.
E i calimeri di serie C che faranno nel frattempo? Forse fotocopie, visto che segretari non saranno e che le loro “riserve di caccia” (i piccoli comuni) avranno l’obbligo di “gestire l’eventuale funzione di direzione apicale in via associativa”.
Durata degli incarichi dirigenziali a venire: tre anni, e buonanotte alla Consulta, che qualcosa di ragionevole sullo Spoils system aveva provato a dirlo. Ma naturalmente la riforma è basata “sul principio del merito”, quello stesso merito che ha condotto l’ex fidanzatina di Napolitano junior a Montecitorio e poi al “Ministero” per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione.
E i meriti di Matteo? Due soli, ma rimarchevoli: è amico di finanzieri e sa twittare. Per bivaccare a Palazzo Chigi (e svendere l’Italia) basta e avanza: concorsi, esami e gavetta sono per chi non ha padrini.
Invece di gioire, converrebbe sentirsi umiliati e incazzarsi di brutto: i diritti si affermano, non si contrattano. Per quanto mi riguarda, le briciole del banchetto le lascio sul pavimento.

Quasi un post scriptum: il lettore potrebbe pensare che questo sia lo sfogo di chi, dopo aver arato e seminato con fatica (per 5 anni, fuor di metafora), al momento della raccolta trovi soltanto ortaggi marci e divorati dai corvi. In parte è vero, ma alla rabbiosa delusione del concorsista schernito si mischia la preoccupazione del cittadino. Il Minculpop renziano lo descrive come un mangiapane a ufo, ma il segretario è uno che, in comune e in provincia, lavora sul serio, e fa un po’ di tutto: consulente “globale”, verbalizzatore, notaio, coordinatore e – all’occorrenza – capoufficio. Soprattutto garantisce “la conformità dell’azione amministrativa alle leggi, allo statuto e ai regolamenti (art. 97, comma 2, del D. Lgs. 267/2000).” Più che quelli del sindaco o dei consiglieri, insomma, il segretario tutela gli interessi della comunità amministrata, di ogni singolo cittadino – il diritto di ciascuno di noi ad essere governato decentemente, nel rispetto delle norme vigenti.
Il pescivendolo fiorentino e la sua grottesca corte dei miracoli hanno in mente di smembrare l’amministrazione pubblica, per poi gettare succulenti bocconi (a cominciare dalla sanità, attualmente oggetto una campagna denigratoria affidata a TG e giornali radio) a sponsor grandi e piccoli: il primo passo è smantellare i freni di sicurezza.
Occorre rottamare i renziani al più presto, prima che i guasti diventino definitivi, e tenerci ben stretto, invece, chi in quest’Italia alla deriva assicura, col proprio impegno quotidiano, un estremo argine contro gli arbitri del politicume.



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