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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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martedì 30 aprile 2013

I giovani e il 1° Maggio ...

Spagna in lotta contro l'austerity

LE NOZZE CON I FICHI SECCHI di Riccardo Achilli





LE NOZZE CON I FICHI SECCHI
 di
Riccardo Achilli


Non me la sento proprio di associarmi al coro di voci entusiaste per il discorso programmatico del nuovo governo. Francamente, mi è sembrato un discorso vago, fatto di tante promesse, costruito per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte al fine di tenere insieme le varie anime politiche che dovranno sostenerlo. Un discorso molto simile a quello che facevano i governicchi pentapartitici della prima repubblica, anche e soprattutto quelli di tipo balneare. Dove si promette molto, promettere non costa niente, si sogna sulle ali di un'idea vaga di felicità per tutti, tanto sognare non fa male. Ho avuto qualche incontro di striscio con Enrico Letta, come tutti quelli che hanno studiato e frequentato il S. Anna di Pisa, ed a prescindere dalle posizioni politiche ho sempre avuto l'idea di una persona fredda, efficiente, metodica, obiettiva, con i piedi per terra, abituata a ragionare sui dati di fatto, ostile all'emotività che pure c'è in politica. Mi ritrovo oggi con la perfetta imitazione di un leader democristiano, che con la sua retorica pacata ed ecumenica ci fa galleggiare sull'etereo tessuto delle illusioni a buon mercato e delle emozioni, tessuto che inevitabilmente si strappa alla prima tensione, e sotto il quale c'è il nulla.

lunedì 29 aprile 2013

UNA VOLTA PER TUTTE. UNA VOLTA PER TUTTI.






Proprio nel giorno in cui un carrozzone di governo in cui c'è di tutto e pure il suo contrario, almeno apparente, si insedia e giura su quella Costituzione che avrebbe dovuto almeno ricordare a tutti che la sovranità popolare resta la base della nostra democrazia, in una mattinata in cui, in spregio ad essa e ad ogni eventuale volontà popolare di cambiamento, si decide di continuare ad oltranza, non solo con lo stesso presidente della Repubblica, ma anche con la stessa “ammucchiata” trasversale di partiti, di prima delle elezioni, ebbene arriva un pazzo squilibrato e disperato (così dicono), con una pistola dalla matricola abrasa, guarda caso proprio come quella dei killer della criminalità organizzata, a sparare a due poveri carabinieri, di guardia nella piazza.

domenica 28 aprile 2013

FETICISMI



di Fausto Rinaldi



Preso a prestito dall’antropologia e dalla storia delle religioni, il termine “feticismo” vuole indicare la tendenza a proiettare sugli oggetti una serie di significati e di valori ideali, assumendone una sorta di dipendenza funzionale, prodotta dall’accumularsi di suggestioni, di induzioni valoriali provocate dalla manipolazione ideologica attuata dalla società, intesa nella sua sostanziale essenza organizzativa.

Viva la lotta del Popolo Spagnolo ! Per una uscita Socialista dalla crisi !

venerdì 26 aprile 2013

Portogallo: Garofani e Bandiere Rosse in movimento !

PORTOGALLO: CRISI, PATRIOTTISMO E GENTILEZZA di Norberto Fragiacomo






PORTOGALLO: CRISI, PATRIOTTISMO E GENTILEZZA

Nel Paese iberico tremila manifestazioni di protesta in un solo anno (il 2012), ignorate dai media stranieri, e tanta politica in televisione

di
Norberto Fragiacomo



Rispetto all’Italia il Portogallo è un’ora indietro, e forse un anno (o sei mesi) avanti. Avanti verso il baratro, si capisce.
L’airbus dell’easyJet atterra a Lisbona nella tarda serata di venerdì, ma raggiungere il centro – cioè l’albergo – non sarà difficoltoso, grazie ad  una rete metropolitana da fare invidia (perlomeno a Roma e Milano). I segni della crisi li cercherò l’indomani, per il momento mi concedo un rinfrescante mojito – e nel tapas bar di fronte all’hotel del Bairro alto ho la prima sorpresa: 7 euro a bicchiere, non proprio un prezzo popolare. Una sigaretta di riflessione, e poi a nanna: intorno, nelle strade, si trascina una moderata bisboccia, certo più contenuta di quella cui mi hanno abituato le insonni città spagnole.
Iberia, sì, ma sponda occidentale…

giovedì 25 aprile 2013

Appello di Sandro Pertini all'Insurrezione del 25 Aprile !

ELEZIONI IN FRIULI VENEZIA GIULIA: VINCE IL PARTITO DEL NON VOTO di Marco Barone





ELEZIONI IN FRIULI VENEZIA GIULIA:
VINCE IL PARTITO DEL NON VOTO
di Marco Barone


Ben 11 milioni sono stati i non votanti alle elezioni politiche del 2013, ed il FVG si pone in linea, con le Regionali del 2013, perfettamente con questo dato, non voto già anticipato, come segnale di allarme, con le elezioni Regionali siciliane ove solo solo il 47,4 % degli aventi diritto al voto si è recato alle urne.
In Friuli Venezia Giulia su un totale di 1.099.33 di elettori ed elettrici, solo il 50,48% di questi ha votato, ma a tale dato si devono aggiungere ben 18 mila voti non conteggiati, tra schede bianche e semplicemente nulle.
Prima di entrare nel merito della riflessione, darò altri numeri indicativi.

Il primo partito è il non voto, questo è un dato di fatto.
Tutti i partiti, rispetto alle politiche nazionali hanno perso migliaia e migliaia di voti.
Certamente si parla di situazioni elettorali diverse, ma a parer mio sono significative, rilevato che probabilmente proprio gli eventi della politica nazionale sono stati anche determinanti nella scelta sul chi votare o non votare in FVG.
Il M5S non è risultato essere né il primo né il secondo partito in regione, contrariamente da come previsto, in modo erroneo a quanto pare, da Beppe Grillo, e rispetto alle politiche nazionali ha perso più di 90 mila voti, il PD ha vinto, tecnicamente, le elezioni per una manciata di voti, ma deve certamente riflettere sulla moria di voti che ha caratterizzato il partito rispetto alle politiche nazionali di soli due mesi addietro,oltre 70 mila voti in meno, stesso discorso per il PDL, che ha registrato una moria di voti simile.
Lega nord e SEL, mantengono ferma la media sul dato nazionale appena citato, mentre Un' altra Regione sfiora il 3%, ed i voti conseguiti sono certamente significativi così come significativi sono i motivi che hanno indotto i cittadini del FVG a non votare.
Questi motivi io li divido in quattro fattispecie.

mercoledì 24 aprile 2013

25 Aprile,sempre!

SE GRILLO (UNA VOLTA TANTO) L'AVESSE DETTA GIUSTA? di Riccardo Achilli



SE GRILLO (UNA VOLTA TANTO)

L'AVESSE DETTA GIUSTA? 

di Riccardo Achilli

Nella sua lunga intervista odierna alla tedesca Bild, impostata sul suo consueto delirio di stronzate pescate dal fondo del barile della demagogia, Grillo ha detto una cosa che merita invece attenzione: da questo autunno, ci dice, lo Stato potrebbe non avere più i soldi per pagare stipendi pubblici e pensioni, e più in generale andrebbe al default. 
Vediamo. Dai dati del Documento Economico e Finanziario per il 2013, appena presentato, emerge che, per il 2012, le amministrazioni pubbliche hanno pagato 414,8 miliardi di stipendi e pensioni, pari al 26,5% del PIL. Le previsioni per l'anno in corso, formulate su una stima di calo del PIL di 1,3 punti percentuali, sono quelle di una spesa di 418,8 miliardi, ovvero il 26,6% del PIL, in cui peraltro l'aumento è interamente dovuto alla spesa pensionistica, visto che gli oneri per stipendi pubblici continuano a scendere. Ci sono 3,95 miliardi di maggiore spesa da coprire, quindi, fra 2012 e 2013. Tale maggiore esborso è coperto dal miglioramento delle altre voci del bilancio consolidato delle AAPP, che porta ad una riduzione dell'indebitamento netto totale di 2,23 miliardi, sempre fra 2012 e 2013. In pratica, in base alle previsioni del DEF, non c'è problema di copertura delle maggiori spese per pensioni: malgrado l'aumento di tale voce di costo, l'indebitamento netto complessivo si riduce, quindi la pressione sul debito pubblico necessario per finanziarlo diventa meno onerosa. 

lunedì 22 aprile 2013

Italia: ...senza sovranità !

NAPOLITANO SECONDO (INCIUCIO)




di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom Rete28Aprile


Come volevasi dimostrare, l’inciucio già preventivato, è infine arrivato e nel peggiore dei modi.
Nessuno, nemmeno noi, poteva prevedere un simile epilogo. Grigio è il ramo della teoria, ma sempre verde è l’albero della vita diceva pressapoco Goethe e con ragione. Quel che conta, comunque, non è aver previsto i dettagli della situazione – questo è impossibile – ma aver diagnosticato con sufficiente precisione la dinamica generale degli avvenimenti. Non ci voleva granché per la verità, comunque visto che c’è anche chi non è in grado di prevedere l’ovvio noi segniamo un punto a nostro favore. Non si tratta di passare per indovini, non abbiamo la sfera di cristallo, ma un metodo, quello marxista, che è ancora il migliore, per non dire l’unico, per orientarsi nelle vicende sociali senza perdere la bussola.

domenica 21 aprile 2013

IERI: immagini sotto il Palazzo

CUPIO DISSOLVI di Riccardo Achilli





CUPIO DISSOLVI
di Riccardo Achilli



Oramai la vicenda delle elezioni per il Quirinale è finita nel peggiore modo possibile: con un ulteriore, strappo, denso di conseguenze potenzialmente nefaste, i partiti, oramai ridotti ai minimi termini, incapaci di riflettere le istanze della società, incapaci anche solo di trovare un accordo politicistico esogeno alla società da cui sono oramai alieni, chiedono a Napolitano l’ultima scialuppa di salvataggio prima della fine: un secondo, inedito mandato, condito da un Governo scelto, dal primo all’ultimo esponente, programma politico compreso, da Napolitano stesso, anche se con la foglia di fico di un passaggio partitico/parlamentare per salvare le apparenze. Il tutto per sopravvivere un annetto, due, allontanare in qualche modo lo spettro di nuove elezioni, che sarebbero, almeno per il PD, principale responsabile di questa farsa, la definitiva campana a morto. Ma che pagherebbero carissimo anche il PDL e la Lega, corresponsabili del disastro, incapaci di concordare un Governo o un nominativo di Presidente della Repubblica capace di andare oltre i problemucci personali di Berlusconi, usati come merce di scambio impropria nel negoziato politico.

sabato 20 aprile 2013

CRETINISMO QUIRINALIZIO




di Lorenzo Mortara
Rsu Fiom -Rete28Aprile-




Se solo ci fosse, in Italia, una sinistra di classe, se ne fotterebbe altamente delle interminabili votazioni del loro Presidente della loro stramaledetta Repubblica.
Se solo ci fosse, in Italia, una sinistra anche solo in grado di non scimmiottare in tutto e per tutto la destra, ieri, dopo la caduta di Prodi, impallinato per la seconda volta da D’Alema, avrebbe trovato il tempo per ridere a crepapelle di miserie che non le appartengono.

LA SINDROME DI TAFAZZI di Stefano Santarelli





LA SINDROME DI TAFAZZI
di Stefano Santarelli



Il folle comportamento del Partito Democratico in queste prime votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica ha aperto una durissima crisi dentro il centro-Sinistra.
Con un comportamento che definire masochista è dire poco, il PD è riuscito in neanche due mesi a passare da una quasi vittoria alle elezioni politiche ad una totale sconfitta.
Il Partito diretto da Bersani è riuscito a bruciare e a umiliare, con una velocità impressionante e senza precedenti, due sue figure storiche come Marini ex segretario della CISL e Prodi cioè  l’inventore dell’Ulivo oltre che vincitore di Berlusconi in due contese elettorali che hanno fatto la storia di questa Seconda Repubblica. E viene naturale domandarsi come ha potuto Bersani mandare allo sbaraglio anche Prodi dopo aver bruciato Marini in questa folle operazione politica.
Prodi è un personaggio, che come Marini, certamente non poteva avere il parere favorevole del M5S né tantomeno del Centro-Destra.
Il PD è ormai affetto dalla sindrome di “Tafazzi”, una patologia che rischia di essere mortale per questa forza politica “diretta” (per modo di dire) da Bersani.

mercoledì 17 aprile 2013

COME CI GIUDICHERANNO? di Francesco Salistrari.




COME CI GIUDICHERANNO?
di Francesco Salistrari


Mentre tutti parlano delle bombe di Boston, quando ancora non si sa nulla, ma proprio nulla, su chi, come e perchè, mentre tutti parlano di banche, di crisi, suicidi, governo, PDL, PD, Movimento 5 Stelle, elezioni del Presidente della Repubblica, voglio andare controtendenza e parlare di altro.
In effetti, gli argomenti da trattare sarebbero tanti, come tante le opinioni da esprimere, ma siamo davvero sicuri che siano quelle le cose importanti? Beh, forse si, sono importanti. Ma, per esempio, 3 morti americani a Boston, contro 60 bambini maciullati in Siria, quali sono i più meritevoli di attenzione? O un attentato (Boston), contro 15 (solo quelli di ieri) a Bagdad? C'è una scala di valori?

Per questa pseudo cultura occidentale, certamente si. Alcuni morti hanno più importanza di altri. Alcuni episodi vengono condannati, altri meno, altri nemmeno considerati. Ed in questa morale autoreferente occidentale, si scorda sempre più spesso che è il mondo intero a soffrire, a vivere una crisi che non è solo economica, a vivere situazioni orribili, sofferenze indicibili, soprusi, sfruttamento, devastazione ambientale ed umana. Cose tutte il più delle volte causate, volute ed alimentate proprio dal nostro “evoluto” occidente.
Quindi di cosa dovrei parlare? Di tutto e di niente, in fondo.

Venezuela : prove tecniche di golpe ?

sabato 13 aprile 2013

Tre osservazioni al Manifesto di Fabrizio Barca, di Riccardo Achilli



Una sintesi del documento di Barca

Il documento “Un partito nuovo per un buon Governo”, presentato dal Ministro della Coesione Territoriale Fabrizio Barca, rappresenta la sua dichiarazione di discesa definitiva nella politica. Il documento in questione è focalizzato principalmente sulla idea di rifondazione della politica e della pubblica amministrazione, che nel pensiero di Barca passa tramite una decisa e profonda riforma del ruolo e del funzionamento dei partiti politici. Rispetto al focus sulla riforma dei partiti, le questioni programmatiche più generali sono, per così dire, lasciate sullo sfondo, anche se sufficientemente articolate da lasciar intravedere con chiarezza un orientamento politico generale imperniato su posizioni socialiste liberaldemocratiche moderate, equidistanti sia dal pensiero liberista più radicale (da lui chiamato “minimalismo”), sia dal pensiero socialdemocratico più ortodosso. Una sorta di riproposizione, in versione più moderna, di suggestioni da “terza via”, nel rifiuto di seguire un modello laburista radicale, incolpato di sostanziale fallimento nel dare risposte ad una richiesta sempre più personalizzata di servizi pubblici, di promozione di una cultura dell’assistenzialismo nei cittadini e nelle imprese, di distorsione “da sussidi eccessivi” dei segnali e delle aspettative imprenditoriali in materia di investimento privato, di soffocamento di una crescente tendenza della società verso l’individualismo (il che, a mio avviso, è un bene e non un male, peraltro). Emergono quindi alcuni elementi centrali del pensiero di un socialismo liberale e moderato: l’attenzione all’efficace funzionamento dei mercati, assegnando al soggetto pubblico il ruolo di produrre quei beni pubblici di contesto utili per realizzare esternalità favorevoli alla competizione (P.A. efficiente, dotazione infrastrutturale migliorata, più efficienti strumenti di separazione fra proprietà e controllo, ecc.), una visione di un nuovo welfare basato più sull’apprendimento permanente e l’adattabilità che sulla mera assistenza (cioè sostanzialmente ciò che Blair chiamava “workfare”), il tentativo di trovare un nuovo punto di equilibrio fra austerità e crescita, che recupera anche suggestioni di politiche di spesa di tipo “stop and go”, ecc.

Però, come detto, le questioni di programma politico generale sono lasciate sullo sfondo, e il perno del documento è una nuova idea di partito come elemento focale di rilancio sia della politica che del funzionamento dello Stato. L’analisi parte dal fallimento della tradizionale forma di partito-massa e di partito-Stato, un modello sempre più incapace di collegare in forma efficace i vertici del partito con le istanze ed i fabbisogni espressi dalla società, con peraltro la conseguenza di una degenerazione antidemocratica, leaderistica e oligarchico/tecnocratica, e sempre più commisto con le istituzioni statuali e la macchina amministrativa pubblica, in un connubio giudicato da Barca intrinsecamente patologico (arriva a parlare di “fratellanza siamese” e “catoblepismo” nel definire il rapporto sempre più coessenziale fra partiti, Stato e pubblica amministrazione) e peraltro progressivamente degenerante, producendo occupazione partitica di istituzioni ed enti pubblici, corruzione, consociativismo e voto di scambio.

La soluzione proposta da Barca rifugge da qualsiasi suggestione “”grillina” di eliminazione del ruolo dei partiti politici, per sostituirli con una politica orizzontale basata sulla Rete. In forma condivisibile, Barca vede in una politica basata sulla Rete una potenzialità enorme di mobilitazione e condivisione, ma anche un pericolo di appiattimento, banalizzazione ed eccessiva semplificazione della complessità dei temi, che può essere affrontata solo con il “confronto acceso ed aperto sui territori”, per usare la terminologia del documento. Solo i partiti possono quindi, se opportunamente rilanciati e riformati, ridare linfa alla politica democratica e sanare i vizi tradizionali della vita pubblica ed amministrativa del nostro Paese. E fondamentalmente, l’idea di riforma dei partiti che ha in mente Barca ruota attorno a due perni:

mercoledì 10 aprile 2013

VERSO LA “NUOVA EUROPA” di Norberto Fragiacomo




VERSO LA “NUOVA EUROPA
di
Norberto Fragiacomo



Nel suo ultimo articolo, pubblicato su questo blog qualche giorno fa, Riccardo Achilli si confronta con il famigerato “piano B”, cioè con l’ipotesi di un’uscita del Paese dall’euro. (Un piano B per il dopo Euro di Riccardo Achilli) Si tratta di un’analisi particolareggiata ed esauriente, con qualche passaggio un po’ ostico per chi non abbia grande familiarità con la macroeconomia; ma le conclusioni sono chiare e – direi – lapidarie.

Scrive Achilli: “l’architettura dell’euro corre seri rischi di disintegrazione nei prossimi sei mesi” (e questo indipendentemente dalla volontà dei “Paesi finanziariamente più fragili, come il nostro”); “ciò che andrebbe evitato a tutti i costi è un processo di fuoriuscita individuale, Paese per Paese”, per non fornire vittime sacrificali alla speculazione finanziaria; l’uscita andrebbe piuttosto concordata fra i Pigs mediterranei, che dovrebbero adottare un euro del sud, collegato alla moneta “nordica”, mettere in comune i debiti pubblici (da rimborsare con prestiti forzosi a carico di cittadini e banche), creare una Banca centrale euro mediterranea sotto il controllo dei governi, al fine di scoraggiare la speculazione, e preservare “il principio della libertà di scambio delle merci e fattori produttivi con l’area dell’euro del Nord”. Una fuoriuscita patteggiata, dunque, tra le economie più forti (Germania ecc.) e quelle in maggiori difficoltà (Spagna, Grecia, Italia…).

martedì 9 aprile 2013

L'OTTIMISMO DELLA VOLONTA' di Renato Costanzo Gatti






L'OTTIMISMO DELLA VOLONTA'
di Renato Costanzo Gatti


Il bellissimo, argomentato, sofferto articolo di Riccardo sulle prospettive dell’euro, ha suscitato in me alcune riflessioni che vorrei estendere all’autore.(Un piano B per il dopo Euro di Riccardo Achilli) La prenderò un po’ alla larga.
Capitalismo e democrazia
Nel suo saggio “Ripensando il capitalismo”, Salvatore Biasco esamina le ragioni e la dialettica del compromesso, storicamente determinato, tra capitalismo e democrazia. La sua impostazione vede nel capitalismo il soggetto che crea ricchezza, che ragiona con logica economica producendo una gerarchia e un assetto di potere che configge oggettivamente con la democrazia. Vede invece nella democrazia (e si intende, naturalmente, la democrazia economica), il soggetto che persegue una certa redistribuzione del reddito che persegua un certo livello di eguaglianza nel livello dei redditi, ma anche nei diritti e (art. 3 della nostra costituzione) perseguendo la partecipazione dei produttori di lavoro.

domenica 7 aprile 2013

"EL SOCIALISMO ECONOMICO SIN LA MORAL COMUNISTA NO ME INTERESA." di Carlo Felici


 "EL SOCIALISMO ECONOMICO SIN LA MORAL COMUNISTA NO ME INTERESA."

di Carlo Felici

Nell'ultimo comizio di Berlusconi c'è stata la solita sua sceneggiata anticomunista, non c'è niente da fare..per lui è un evergreen, non ne può proprio fare a meno. Anzi, vedendo una signora che sembrava avesse un malore, il “capo” si è persino divertito a fare la sua solita battutaccia, dicendo che forse ciò era accaduto perché lui aveva parlato troppo dei comunisti.
Magari fosse così, avremmo finalmente trovato il modo di far venire i mancamenti agli italiani quando lui attacca con la solita solfa.
Ma gli italiani che ancora lo votano, evidentemente, lo fanno per altri motivi: per non pagare le tasse, per essere condonati tombalmente (anche se appare un po' lugubre e quando lo si sente dire vien voglia di grattarsi), perché amano l'impunità, si identificano con chi spara a zero contro chi cerca di far rispettare scrupolosamente la legge perché piace loro violarla dato che, così, si sentono tanto “fichi” e “dritti”, pensano prevalentemente ancora al calcio e via dicendo..

sabato 6 aprile 2013

UN PIANO B PER IL DOPO-EURO? di R. Achilli



di Riccardo Achilli



Bagnai e Rampini all’alba

Per puro caso, alle 3 di mattina ho potuto vedere, su Sky, una interessante discussione fra Alberto Bagnai e Federico Rampini, sul tema dell’euro, che naturalmente viene trasmessa a quell’ora affinché nessun italiano abbia contezza del dibattito su un tema così strategico. Come al solito, ammiro, nel professor Bagnai, la chiarezza espositiva, la civiltà con cui espone le sue tesi, ed anche una dose di modestia personale. La sua tesi fondamentale è che il prelievo forzoso imposto a Cipro, con il connesso obbligo di restrizione ai movimenti di capitale, abbia di fatto collocato tale Paese al di fuori dell’area-euro, creando un euro di serie B, non liberamente circolante al di fuori del Paese, quindi di minor valore rispetto agli euro che circolano negli altri Paesi dell’area. Inoltre, sostiene che, con la dichiarazione del capo dell’Eurogruppo, l’olandese (specializzato in allevamento di suini) Jeroen Dijsselbloem, secondo cui il prelievo forzoso avrebbe potuto essere esteso anche ad altri Paesi, in caso di crisi bancaria, vengono meno due pilastri fondanti dell’area-euro, ovvero il paradigma della libera mobilità dei capitali e quello della fiducia nell’inviolabilità del risparmio bancario.

giovedì 4 aprile 2013

LA DEIMOCRAZIA OCCIDENTALE di Norberto Fragiacomo




LA "DEIMOCRAZIA" OCCIDENTALE
di
Norberto Fragiacomo



L’immagine di una tavola imbandita e, sopra, un titolo shock: “il killer silenzioso di due milioni di persone”. Chi sarà il Pol Pot di martedì 2 aprile, sbattuto online da Yahoo? Risposta: è il sale, il cui consumo eccessivo provocherebbe un’infinità di malattie (Alzheimer compreso!) e, per l’appunto, oltre due milioni di decessi l’anno [1].
Non sono in grado di appurare se i dati (malamente) esposti nell’articolo [2] siano attendibili, se vi sia o meno la prova scientifica (=certezza o elevata probabilità) di un rapporto causa-effetto; ricordo però che per il controllo dell’”oro bianco” furono combattuti, tra medioevo ed età moderna, cruenti conflitti. Il sale serviva per la conservazione degli alimenti, ed era a sua volta un alimento essenziale. Oggi pare sia diventato un veleno, al pari del vino, del tabacco, dei salumi e di tante altre sostanze che contribuiscono a rendere sopportabile l’esistenza umana. Sì, perché in notizie come quella citata ci imbattiamo quotidianamente, e se grassi e fumo si assentano per una vacanza premio entrano in scena i nostri stessi organi, “traditori” in agguato dentro di noi, o le malattie – meglio se misteriose - che ci condurranno inevitabilmente al cimitero. A rimanere impressi sono i titoli, semplicistici e terrificanti: rammento un “muore per il primo bacio”, a proposito di una sindrome che causa, tra i giovanissimi, morti improvvise e imprevedibili. Il terrore ci fa compagnia pure a pranzo, e s’insinua nelle camerette dove adolescenti guardinghi fanno all’amore.

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