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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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martedì 8 novembre 2011

LA CRISI DENUDA IL "GRILLISMO"



Tratto dal sito del

Partito Comunista dei Lavoratori


Sono passati tre mesi dal successo elettorale del grillismo: presentatosi come “la vera alternativa” e soprattutto così percepito da un pezzo di giovane generazione, giustamente nauseato dalle politiche bipartisan e alla ricerca di un riferimento “antisistema”. Eppure sembrano passati tre anni. La nuova precipitazione della crisi economica e sociale del capitalismo internazionale e l’esplosione della crisi finanziaria in Italia, hanno relegato Beppe Grillo al silenzio. Non si tratta di un effetto mediatico. Si tratta di qualcosa di più profondo: l’emergere, di fronte all’enormità della crisi, del carattere minimalistico ed evanescente del programma stesso del grillismo. Che non ha nulla da dire sulla crisi sociale. E quel che dice è clamorosamente subalterno alla politica dominante.




GRILLO: “TUTTI I CITTADINI DEVONO FARE I SACRIFICI”


La riprova di questo si ha guardando la proposta di Beppe Grillo sulla manovra economica, depositata sul suo celebre sito (20 agosto). L’impostazione critica di Grillo verso la manovra del Governo è molto semplice: «I cittadini fanno i sacrifici. I parlamentari decidono i sacrifici. I parlamentari non fanno sacrifici». Occorre cambiare le regole, protesta Grillo: «Tutti i cittadini devono fare i sacrifici. I cittadini decidono i sacrifici. I parlamentari debbono fare i sacrifici». E dopo aver impostato così le cose, il programma di Beppe fa un lungo elenco di sacrifici da chiedere ai “politici” (dimezzamento del numero, rinuncia ai vitalizi, abolizione delle doppie o triple pensioni ecc. ecc.). Tutto qui? Si, tutto qui. Al punto che Grillo stesso rivela che sono giunti al sito 500 messaggi di sostenitori scontenti che avanzano molte proposte aggiuntive: tra cui principalmente – è sempre Grillo che lo rivela – la tassazione dei beni ecclesiastici e il “default immediato”. Grillo abbozza, fa un sommario delle proposte aggiuntive, dice che le sottoporrà a referendum via Web, conclude che la proposta definitiva sarà inviata... ai parlamentari, sperando che ne tengano conto.

Questo scenario racchiude in sé tutti gli equivoci del grillismo, svelandone la natura truffaldina.




POLITICI CONDANNATI, CAPITALISMO ASSOLTO


Il male sta nei “Politici” (italiani), la soluzione sta nei sacrifici dei “Politici”. Questa è la proposta del grillismo di fronte alla più grande crisi del capitalismo mondiale degli ultimi 80 anni. Ciò che colpisce non è solo la totale inconsistenza dell’approccio o la sua grettezza provinciale. E neppure il fatto che tra le tante proposte di merito sui privilegi istituzionali sia assente quella più elementare e democratica: la riduzione dello stipendio di un parlamentare a quello medio di un impiegato. Ciò che colpisce è l’assoluzione silenziosa della società capitalista, proprio nel momento del suo massimo disfacimento, immoralità, irrazionalità.

I privilegi intollerabili dei parlamentari non sono la negazione della buona società civile, da cui chiamare la buona società a liberarsi. I privilegi dei parlamentari sono il riflesso in ultima analisi dei privilegi sociali di quelle classi che il Parlamento e Governi difendono: i capitalisti, i banchieri, i rentiers, e tutta la corte sociale che gravita attorno ad essi (manager, grandi azionisti, giocatori di Borsa..). È la classe che vive di profitto e di rendita. È la classe che vive di sfruttamento e rapina. È la classe che ha ridotto l’economia del mondo (e dell’Italia) a un gigantesco Casinò, in cui una piccola minoranza di faccendieri d’azzardo si disputa quotidianamente sul tavolo di gioco lavoro, pensioni, stipendi della maggioranza della società.

È un caso che questa classe paghi i partiti dominanti, sia con regolari donazioni, sia con mazzette bipartisan? Gli stessi stipendi dorati dei parlamentari – non solo in Italia – sono un investimento di garanzia nella loro fedeltà. E l’investimento è sicuramente ben riposto.

Cosa accade oggi? Accade che questo gigantesco casinò che si chiama capitalismo mondiale è in crisi rovinosa. E così le classi dominanti di tutto il mondo si appellano ai propri governi e ai propri parlamentari, perché impongano (enormi) “sacrifici” alla maggioranza della società. A quella stessa maggioranza che paga da trentanni le rapine dei capitalisti e dei banchieri, sotto i governi di ogni colore.



GRILLO SI SUBORDINA ALLA RAPINA DEI BANCHIERI


Ma se è così, dire – come Grillo – “tutti i cittadini debbono fare i sacrifici” non significa forse subordinarsi alla rapina dei banchieri? Altro che alternativa antisistema. È esattamente l’accettazione del sistema. E per di più dei gravami della sua crisi sulle condizioni della povera gente. Perché un operaio, un precario, un disoccupato, oppure un impiegato, un insegnante, un pensionato, dovrebbe continuare a fare “sacrifici” per consentire allo Stato di pagare ogni anno 80 miliardi di interessi ai banchieri detentori di Titoli di Stato? Cioè a quegli stessi banchieri che ogni giorno, da trentanni, chiedono tagli a stipendi, istruzione, sanità, pensioni? Eppure questo è il senso della manovra del governo Berlusconi e delle manovre “lacrime e sangue” di tutti i governi al mondo. Questa è la logica su cui convergono in tutto il mondo le cosiddette “opposizioni”. Non sapevamo che anche Grillo si fosse allineato al coro. Ora lo sappiamo.

Il fatto di aggiungere che “i sacrifici li devono fare anche i Parlamentari”, non sposta di una virgola il problema. Perché un conto è rivendicare l’abbattimento dei privilegi intollerabili dei parlamentari dentro un programma e una prospettiva anticapitalista e antisistema che parta dal rifiuto dei “sacrifici” popolari (è quello che noi facciamo). Cosa opposta è dire che “anche i parlamentari” debbono fare i sacrifici, “come tutti i cittadini”. Questa è semplicemente una truffa. E per di più subalterna proprio alla truffa propagandista oggi in voga per far digerire i “sacrifici” alla povera gente. È un caso che le richiesta di “sacrifici anche per i parlamentari e i politici” sia oggi così diffusa nei circoli dominanti e sulla loro stampa? No, non è un caso. I partiti parlamentari si rendono conto che rischiano la rivolta sociale se nel momento in cui chiedono nuovi sacrifici ai lavoratori non danno una spuntatina ai propri privilegi. Confindustria e banche sanno che per far ingoiare i sacrifici alla povera gente, nel proprio interesse di classe, è bene che i (propri) parlamentari facciano un po' di dieta. In un caso come nell’altro, il tema dei “sacrifici della politica” è solo il bordo di zucchero su un calice amaro offerto agli sfruttati. In altri termini un inganno sociale. Non sapevamo che Grillo, a modo suo, si subordinasse di fatto a questo inganno. Ora lo sappiamo.
Se a questo si aggiunge l’invio della proposta dei “sacrifici dei Parlamentari”... agli stessi Parlamentari che dovrebbero “sacrificarsi” – tramite letterina o via web – ci pare davvero superfluo il commento. I destinatari della missiva rideranno di gusto. Evidentemente un soggetto politico come il grillismo che rifiuta ogni forma di lotta di massa, nei luoghi di lavoro, nelle strade, nelle piazze, pensa di surrogare tutto questo con la potenza del web. Sino a rendere pura letteratura dell’impotenza e dell'illusione, le sue stesse proposte già di per sé subalterne. Un soggetto presentatosi come “alternativa radicale” si riduce a postino verso il potere. Ma questo non significa prendere in giro le aspettative e domande, infinitamente più serie, di tanti suoi sostenitori?




PER UNA ALTERNATIVA ANTICAPITALISTA


In conclusione. Di fronte alla grande crisi che investe la società del mondo, il grillismo è nudo. Lo schifo autentico per la politica dominante (bipartisan), l’ansia di un alternativa vera e di una vera democrazia, da parte di tanti sostenitori del Movimento a 5 stelle, non devono essere abbandonati nelle mani di un comico guru e di una meteora elettoralista. Meritano la risposta seria di un programma anticapitalista, di un’organizzazione socialmente radicata che lo persegua, di una prospettiva reale di rivoluzione. Che liberi l’Italia della dittatura degli industriali, dei banchieri, del Vaticano, e quindi dei loro partiti. Che rivendichi l’abolizione del debito pubblico verso le banche, e la loro nazionalizzazione sotto controllo sociale; la soppressione di tutti i privilegi clericali e istituzionali; il potere reale della maggioranza della società nel governo del proprio destino. In altri termini: un governo dei lavoratori come leva di un’autentica rifondazione dell’intero ordine della società.
È questa la ragione del Partito Comunista dei Lavoratori.



PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI



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