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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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martedì 20 settembre 2011

SCOMMETTO LA MIA VITA di Lev Trotsky



Leon Trotsky

Scommetto la mia vita!

(Febbraio 1937)


Traduzione di Fabio Pizza

dal sito In Defence of Marxism

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Il discorso di Trotsky al convegno nell'ippodromo di New York è stato pronunciato per telefono da Città del Messico per la cerimonia di apertura della Commissione Dewey sui Processi di Mosca il 9 Febbraio 1937. Trascrizione da un pamphlet distribuito in Gran Bretagna dalla Workers’ International League, presumibilmente nel 1942

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Cari Ascoltatori, Compagni e Amici:


La mia prima parola è di scuse per il mio inglese impossibile. La seconda è di ringraziamento per la Commissione che ha reso possibile questo discorso. L'argomento del mio discorso è il processo di Mosca. Non intendo nemmeno per un istante superare i limiti di questo argomento, che di per è molto più vasto. Farò appello non alle passioni, non al vostro animo, ma alla ragione. Non dubito che la ragione si troverà dalla parte della verità.

Il processo di Zinoviev e Kamenev ha causato nell'opinione pubblica terrore, agitazione, indignazione, sfiducia, o almeno, perplessità. Il processo di Piatakov e Radek ha accresciuto maggiormente queste opinioni. Questa è la realtà incontestabile. Un dubbio sulla giustizia significa, in questo caso, un sospetto di montatura.

Può qualcuno trovare un sospetto più umiliante contro un governo che compare sotto la bandiera del socialismo? Dove si trovano gli interessi del governo sovietico? Nel disperdere questi sospetti.

Qual'è il compito di un vero amico dell' Unione Sovietica? Di dire fermamente al governo sovietico: è necessario a tutti i costi disperdere la diffidenza del mondo Occidentale verso la giustizia sovietica.


Rispondere a questa richiesta con: "Noi abbiamo la nostra giustizia, il resto non ci interessa molto", è occupare se stessi, non con l’educazione socialista delle masse, ma con le politiche del prestigio inflazionato, nello stile di Hitler e Mussolini.

Perfino gli "Amici dell'USSR", che sono convinti in cuor proprio della giustizia dei processi di Mosca (e quanti sono? Che peccato che non si possa fare un censimento delle coscienze!), perfino questi incrollabili amici della burocrazia sono tenuti a richiedere con noi la creazione di una commissione d'inchiesta autorizzata.

Le autorità di Mosca devono presentare ad una commissione del genere tutti i testimoni necessari. Non mancheranno di certo, dato che è sulle basi da loro fornite che 49 persone sono state uccise nei processi "Kirov", senza contare le 150 uccise senza processo.


Lasciateci ricordare che come garanti per la giustizia dei verdetti di Mosca davanti all'opinione pubblica mondiale si sono presentati due avvocati: Pritt da Londra e Rosenmark da Parigi, per non menzionare il giornalista americano Duranty. Ma chi garantisce per questi garanti? I due avvocati, Pritt e Rosenmark, riconoscono con gratitudine che il governo sovietico ha messo a loro disposizione tutte le necessarie spiegazioni. Lasciateci aggiungere che il "Consigliere del Re" Pritt è stato invitato a Mosca in un momento fortunato, considerando che la data del processo era stata nascosta con cautela al mondo intero fino all'ultimo momento. Il governo sovietico contava di non umiliare la dignità della sua giustizia facendo ricorso dietro le scene ad avvocati e giornalisti stranieri. Ma quando l'Internazionale Socialista e quella dei Sindacati richiesero l'opportunità di mandare i loro avvocati a Mosca, furono trattati - ne più ne meno - come difensori degli assassini e della Gestapo!

Voi certamente saprete che io non sono un partigiano della Seconda Internazionale o dell' Internazionale dei Sindacati. Ma non è chiaro che la loro autorevolezza morale è incomparabilmente superiore a quella di avvocati con schiena piegate?

Non abbiamo il diritto di dire: il governo di Mosca dimentica il suo "prestigio" davanti autorità ed esperti, la cui approvazione è assicurata in anticipo; è allegramente disposto nel fare del "Consigliere del Re" Pritt un consigliere della GPU. Ma, dall'altro lato, ha finora brutalmente rifiutato ogni esame che avrebbe portato con se garanzie di obbiettività e imparzialità. Questo è il fatto incontestabile! Forse, comunque, questa conclusione è inaccurata? Non c'è niente di più facile che confutarla: lasciate che il governo di Mosca presenti ad una commissione d'indagine internazionale serie, precise e concrete spiegazioni riguardanti i punti oscuri sui processi di Kirov. E tranne questi punti oscuri non c'è - ahimè ! - nulla. Questo è precisamente il perchè Mosca ricorre a tutti i tipi di misure per forzare me, l'accusato principale, a restare in silenzio. Sotto le terribili pressioni economiche di Mosca, il governo norvegese mi ha rinchiuso.

Che enorme fortuna che la magnanima ospitalità del Messico ha permesso a me e a mia moglie di partecipare al nuovo processo, non imprigionato, ma in libertà!

Ma tutte le ruote per obbligarmi ancora una volta al silenzio sono state messe di nuovo in moto.

Perchè Mosca ha paura della voce di un singolo uomo?

Solamente perchè io conosco la verità, tutta al verità. Solamente perchè non ho nulla da nascondere. Solamente perchè sono pronto ad apparire davanti ad una commissione d'inchiesta pubblica e imparziale con documenti, fatti e testimonianze nelle mie mani, e per rivelare la verità fino in fondo.

Io dichiaro: se questa commissione decide che io sono colpevole nel minimo grado dei crimini che Stalin mi attribuisce, prometto in anticipo di consegnarmi volontariamente nelle mani dei carnefici della GPU. Questo, spero, è chiaro. Avete sentito? Faccio questa dichiarazione davanti al mondo intero. Chiedo alla stampa di pubblicare le mie parole negli angoli più lontani del nostro pianeta. Ma se la commissione stabilisce - mi sentite? - che i processi di Mosca sono consapevoli e premeditate montature, costruite sulle ossa ed i nervi di esseri umani, non chiederò ai miei accusatori di andare volontariamente davanti un plotone di esecuzione. No, il disonore eterno nella memoria delle generazioni dell’umanità sarà sufficiente per loro. Gli accusatori del Cremlino mi sentono?

Gli lancio la sfida. Ed attendo la loro risposta!


***

Tramite questa dichiarazione io rispondo anche alle frequenti obiezioni di scettici superficiali: "Perché dobbiamo credere a Trotsky e non a Stalin?" E' assurdo impegnare se stessi con intuizioni psicologiche. Non è una questione di fiducia personale. E' una questione di verifica! Io propongo una verifica! Io esigo una verifica!


Ascoltatori ed amici! Oggi non vi aspettate da me né la confutazione delle "prove", che in questo caso non esistono, né un'analisi dettagliata delle "confessioni", quegli innaturali, finti, inumani monologhi che portano in se stessi la propria confutazione. Avrei bisogno di più tempo del procuratore per una concreta analisi dei processi, perché è molto più difficile districare che intricare. Questo lavoro lo compierò nella stampa e davanti la futura commissione. Il mio compito oggi e di smascherare la fondamentale, originale brutalità dei processi di Mosca, di mostrare il motivo principale della montatura, i suoi veri obiettivi politici, la psicologia dei suoi partecipanti e delle sue vittime.


Il processo di Zinoviev e Kamenev era concentrato sul "terrorismo". Il processo di Piatakov e Radek, mise al centro del palco, non più il terrore, ma l'alleanza dei Trotskisti con la Germania e il Giappone per la preparazione di guerra, lo smembramento dell'URSS, il sabotaggio dell'industria e lo sterminio dei lavoratori. Come spiegare questa palese incongruenza? Considerato che, dopo l'esecuzione dei 16 ci hanno detto che le testimonianze di Zinoviev, Kamenev e altri erano volontarie, sincere, e corrispondevano alla realtà. Inoltre, Zinoviev e Kamenev richiesero la pena di morte per se stessi! Perchè allora non dissero una parola sulla cosa più importante: l'alleanza dei Trotskisti con la Germania e il Giappone e il complotto per smembrare l'USSR? Potrebbero aver dimenticato simili "dettagli" del complotto? Potrebbero loro stessi, i leader del cosiddetto "centro", non sapere ciò che era risaputo dagli accusati dell'ultimo processo, persone di seconda categoria? L'enigma si spiega facilmente: il nuovo miscuglio fu edificato dopo l'esecuzione dei 16 durante il corso degli ultimi cinque mesi, come risposta agli echi negativi nella stampa mondiale.

[N.d.T. la parola originale “amalgam” sta per una combinazione o miscela di cose diverse, l’ho tradotta con “miscuglio”]


La parte più debole del processo dei 16 è l'accusa conto i vecchi Bolscevichi di un’alleanza con la polizia segreta di Hitler, la Gestapo. Né Zinoviev, né Kamenev, né Smirnov, né in generale chiunque degli accusati con un nome politico, ha confessato queste relazioni; si sono fermati appena prima di questa estrema automortificazione! Ne consegue che io, attraverso oscuri, sconosciuti intermediari, come Olberg, Berman, Fritz David ed altri sono entrato in un'alleanza con la Gestapo per il grandioso proposito di ottenere un passaporto honduregno per Olberg. L'intera faccenda era troppo assurda. Nessuno voleva crederci. L'intero processo fu screditato. Era necessario per correggere a tutti i costi il madornale errore degli sceneggiatori. Fu necessario riempire la falla. Yagoda fu sostituito da Yezhov. Un nuovo processo fu piazzato all'ordine del giorno. Stalin decise di rispondere ai suoi critici in questo modo: "non credete che Trotsky é capace di entrare in un'alleanza con la Gestapo per il bene di un Olberg e di un passaporto per l'Honduras. Benissimo, vi mostrerò che lo scopo di questa sua alleanza con Hitler era quella di provocare guerra e divisione nel mondo." Comunque, per questa seconda, più grandiosa produzione, a Stalin mancavano gli attori principali: li aveva fatti uccidere. Nei ruoli principali della principale rappresentazione poté usare soltanto attori secondari! Non è superfluo notare che Stalin attribuì più valore a Piatakov e Radek come collaboratori. Ma non aveva altre persone con nomi conosciuti, che, tranne soltanto a causa del loro lontano passato, potevano passare come "Trotskisti".Questo è il motivo per cui il fato discese severamente su Radek e Piatakov. La versione del mio incontro con la schifosa feccia della Gestapo attraverso sconosciuti e sporadici intermediari fu abbandonata. L'affare fu improvvisamente promosso all'apice della scena mondiale! Non era più una questione di un passaporto honduregno, ma la spartizione dell'USSR e persino la sconfitta degli Stati Uniti d'America.

Con l'aiuto di un ascensore enorme il complotto sale durante un periodo di cinque mesi dai fondi sporchi alla polizia, all'altezza alla quale si decidono i destini delle nazioni. Zinoviev, Kamenev, Smirnov, Mrachkovsky, andarono nella tomba senza sapere di questi grandiosi intrighi, alleanze e prospettive. Tale è la falsità fondamentale dell'ultimo miscuglio!

Per nascondere, anche se solo leggermente, le lampanti contraddizioni tra i due processi, Piatakov e Radek testimoniarono, sotto la dettatura della GPU, che loro avevano formato un centro “parallelo” in virtù della mancanza di fiducia di Trotsky in Zinoviev e Kamenev. E’ difficile immaginare una spiegazione più stupida e falsa!

Io davvero non avevo fiducia in Zinoviev e Kamenev dopo la loro capitolazione, e non ho avuto contatti con loro sin dal 1927. Ma riponevo ancor minor fiducia in Radek e Piatakov! Già nel 1929 Radek consegnò nelle mani della GPU l'oppositore Blumkin, che fu ucciso in silenzio e senza processo. Questo è ciò che scrissi allora nel Bollettino dell'opposizione Russa che è pubblicato all'estero: "Dopo aver perso gli ultimi scampi di equilibrio morale, Radek non si ferma davanti a nessuna mortificazione." E' crudele essere costretti a citare tali dure dichiarazioni sulle sfortunate vittime di Stalin. Ma sarebbe criminale nascondere la verità per riguardi sentimentali...


Radek e Piatakov stessi consideravano Zinoviev e Kamenev come loro superiori, e in questo auto apprezzamento non si sbagliavano. Ma più di questo. Al tempo del processo ai 16, il procuratore nominò Smirnov come il "leader dei trotskisti in USSR". L'accusato Mrachkovsky, come prova della sua vicinanza a me, dichiarò che io ero accessibile solo attraverso la sua intermediazione, e il procuratore nel suo turno mise in rilievo questo fatto. Come era possibile allora che non solo Zinoviev e Kamenev, ma Smirnov, il "leader dei Trotskisti in URSS" e anche Mrachkovsky, non sapessero niente dei piani con i quali davo istruzioni a Radek, apertamente bollato da me come traditore? Questa è la menzogna principale dell'ultimo processo. Compare da sola nella piena luce del giorno. Conosciamo la fonte. Vediamo i fili dietro le quinte. Vediamo la mano brutale che li tira.

Radek e Piatakov confessarono crimini spaventosi. Ma i loro crimini, dal punto di vista dell'accusato e non degli accusatori, non hanno senso. Con l'aiuto del terrore, del sabotaggio e dell'alleanza con gli imperialisti, avrebbero voluto ristabilire il capitalismo nell'Unione Sovietica. Perchè? Per tutta la loro vita hanno lottato contro il capitalismo. Forse erano guidati da motivi personali: brama di potere? sete di guadagno? Sotto ogni altro regime Piatakov e Radek non potevano sperare di occupare posizioni più alte di quelle che occupavano prima del loro arresto. Forse si stavano stupidamente sacrificando in nome dell'amicizia nei miei confronti? Un ipotesi assurda! Con le loro azioni, discorsi e articoli durante gli ultimi otto anni, Radek e Piatakov dimostrarono di essere miei acerrimi nemici.


Terrore? Ma è possibile che gli oppositori, dopo tutta l'esperienza rivoluzionaria in Russia, possono non aver previsto che questo sarebbe soltanto servito come pretesto per lo sterminio dei migliori combattenti? No, lo sapevano, lo avevano previsto, lo dichiararono centinaia di volte. No, il terrore non era necessario per noi. Dall'altro lato era assolutamente necessario per la cricca dirigente. Il 4 marzo 1929, otto anni fa, scrissi: "Solo una cosa è rimasta per Stalin, tentare di tirare una linea di sangue tra il partito ufficiale e l'opposizione. Deve assolutamente collegare l'opposizione con tentativi di omicidio, con la preparazione di un insurrezione armata, ecc.." Ricordate: il Bonapartismo non è mai esistito nella storia senza intrighi montati dalla polizia!


L'opposizione avrebbe dovuto essere composta da cretini per pensare che un alleanza con Hitler o i Mikado, entrambi destinati alla sconfitta nella prossima guerra, che una simile assurda, inconcepibile, insensata alleanza poteva portare ai marxisti rivoluzionari qualcosa che non sia disgrazia e rovina. Dall'altro lato, una simile alleanza - dei Trotskisti con Hitler - era estremamente necessaria per Stalin. Voltaire disse: "Se Dio non esistesse, bisognerebbe inventarlo". La GPU dice : "Se l'alleanza non esiste, bisogna crearla."


Al centro dei processi di Mosca c'è un'assurdità. Secondo la versione ufficiale, i Trotskisti stavano organizzando il più mostruoso complotto sin dal 1931. Comunque, tutti loro, come se da comando, parlarono e scrissero in un modo, ma agirono in un altro. Malgrado le centinaia di persone implicate nel complotto, su un periodo di cinque anni, non una traccia di esso è stata rivelata: niente divisioni, niente denuncie, né lettere confiscate, finché arrivò l'ora delle "confessioni generali"! Allora accadde un nuovo miracolo. Persone che avevano organizzato omicidi, preparato azioni di guerra, diviso l'Unione Sovietica, questi criminali incalliti confessarono improvvisamente nell'agosto 1936, non sotto la pressione di prove - no, perché non c'era alcuna prova, ma per alcune misteriose ragioni, le quali ipocriti psicologi dichiarano essere peculiari attributi dell' "anima Russa". Pensate: ieri sabotavano ferrovie e avvelenavano i lavoratori - secondo invisibili ordini di Trotsky. Oggi sono gli accusatori di Trotsky e ammassano su di lui i loro pseudo-crimini. Ieri sognavano soltanto di uccidere Stalin. Oggi gli cantano inni di lode. Che cos'è: un manicomio? No, Messieurs Duranty ci dice che non è un manicomio, ma l' "anima Russa". Lei mente gentiluomo, riguardo l'anima Russa. Lei mente riguardo l'anima umana in generale.


Il miracolo non consiste soltanto nella simultaneità e nella universalità delle confessioni. Il miracolo, soprattutto, è che, secondo le confessioni generali, i cospiratori hanno fatto qualcosa che fu fatale precisamente per i loro propri interessi politici, ma estremamente utili par la combriccola al potere.

Ancora una volta i cospiratori davanti al tribunale hanno detto precisamente ciò che avrebbero detto i più servili agenti di Stalin. Persone normali, seguendo i dettami della loro propria volontà, non sarebbero mai stati in grado di comportarsi come Zinoviev, Kamenev, Radek, Piatakov ed altri hanno fatto. Devozione alle loro idee, dignità politica, ed il semplice istinto di autoconservazione li avrebbero forzati a lottare per se stessi, per le loro personalità, per i loro interessi, per le loro vite. L'unica domanda appropriata e ragionevole è questa: Chi ha condotto queste persone in uno stato in cui tutti i riflessi umani sono distrutti, e come lo ha fatto? C'è un principio molto semplice in giurisprudenza, che detiene la chiave di molti segreti: is fecit cui prodest, "colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l'ha compiuto". L'intera condotta degli accusati è stata dettata dall'inizio alla fine, non dalle loro idee e interessi, ma dagli interessi della combriccola al potere. E lo pseudo-complotto, e le confessioni, il giudizio teatrale e le esecuzioni interamente reali, sono state tutte organizzate dalla stessa mano. Di chi? Cui prodest? A chi giova? La mano di Stalin! Il resto è inganno, falsità, e inutile balbettio sull' "anima Russa"! Nei processi non figuravano combattenti, ne cospiratori, ma marionette nelle mani della GPU. Hanno recitato ruoli assegnati. Il fine del vergognoso spettacolo: eliminare l'intera opposizione, avvelenare la vera fonte del pensiero critico, senza dubbio per fortificare il regime totalitario di Stalin.

Ripetiamo: l'accusa è una premeditata montatura. Questa montatura compare inevitabilmente in ogni confessione degli accusati, se sono esaminate insieme ai fatti. Il procuratore Vyshinsky lo sa bene. E' per questo che non rivolge una singola domanda concreta agli accusati, che li avrebbe notevolmente imbarazzati. I nomi, i documenti, le date, i luoghi, mezzi di trasporto, circostanze degli incontri - attorno a questi fatti decisivi Vyshinsky ha piazzato un manto di vergogna, o per essere più esatti, una manto senza vergogna. Vyshinsky ha trattato con gli accusati, non nel linguaggio del giurista, ma nel linguaggio convenzionale dei maestri della montatura, nel gergo dei ladri. Il carattere insinuante delle domande di Vyshinsky - insieme alla completa assenza di prove materiali - questo rappresenta la seconda schiacciante evidenza contro Stalin.


Ma non intendo limitarmi a queste prove negative. Oh, no! Vyshinsky non ha dimostrato e non può dimostrare che le confessioni soggettive sono state genuine, vale a dire, in armonia con i fatti obiettivi. Intraprendo un compito più difficile: di dimostrare che tutte le confessioni sono false, cioè che contraddicono la realtà. In cosa consistono le mie prove? Vi darò un paio di esempi. Avrei bisogno di almeno un ora per esporvi i due principali episodi: lo pseudo-viaggio dell'accusato Holtzaman per incontrarmi a Copenhagen, per ricevere istruzioni sul terrorismo, e lo pseudo-viaggio dell'accusato Piatakov per incontrarmi ad Oslo, per prendere istruzioni riguardo la spartizione dell'Unione Sovietica. Ho a mia disposizione un completo arsenale di prove che Holtzman non è venuto ad incontrarmi a Copenhagen, e che Piatakov non è venuto ad incontrarmi ad Oslo. Menziono solo le prove più semplici, quelle che il limite di tempo permette.


Diversamente dagli altri accusati Holtzman ha indicato la data: 23-25 Novembre 1932 (il segreto è semplice: attraverso i giornali era noto quando sono arrivato a Copenhagen), e i seguenti dettagli concreti: Holtzman venne a farmi visita tramite mio figlio, Leon Sedov, il quale, Holtzman aveva incontrato all'Hotel Bristol. Riguardo l'Hotel Bristol, Holtzman ha avuto un precedente accordo con Sedov a Berlino. Quando è arrivato a Copenhagen, Holtzman incontrò Sedov nell'atrio di questo Hotel. Da li sono entrambi venuti a trovarmi. Al tempo dell'incontro di Holtzman con me, Sedov, secondo le parole di Holtzam, passeggiava frequentemente dentro e fuori dalla stanza. Che dettagli vividi! Tiriamo un sospiro di sollievo: almeno abbiamo, non solo confessioni confuse, ma anche qualcosa che assomiglia ad un fatto. La parte triste è, comunque, cari ascoltatori, è che mio figlio non era a Copenhagen, ne nel Novembre 1932 ne in qualsiasi altro momento della sua vita. Vi prego di tenerlo bene in mente! Nel Novembre 1932, mio figlio era a Berlino, cioè in Germania e non in Danimarca, ed invano si è sforzato di lasciarla per incontrare me e sua madre a Copenhagen: non dimenticate che la democrazia della Weimar stava già esalando il suo ultimo respiro, e la polizia di Berlino stava diventando sempre più severa. Tutte le circostanze della procedura di mio figlio riguardo la sua partenza sono dimostrate da prove precise. Le nostre comunicazioni telefoniche giornaliere con mio figlio da Copenhagen a Berlino possono essere dimostrate dall'ufficio telefonico a Copenhagen. Dozzine di testimoni, che a quel tempo circondavano mia moglie e me a Copenhagen, sapevano che aspettavamo nostro figlio con impazienza, ma invano. Allo stesso tempo, tutti gli amici di mio figlio a Berlino sapevano che lui tentava invano di ottenere un visto. Precisamente grazie a questi incessanti sforzi ed ostacoli, il fatto che l'incontro non si è mai materializzato rimane nella memoria di dozzine di persone. Vivono tutti all'estero ed hanno già concesso le loro deposizioni scritte. Questo può bastare? Dovrei sperarlo! Pritt e Rosenmark, forse, dicono "No"? Perché sono indulgenti solo con la GPU! Bene: li incontrerò a metà strada. Ho prove ancor più immediate, ancor più dirette, ed ancora più indiscutibili. In realtà il nostro incontro con nostro figlio è avvenuto dopo che avevamo lasciato la Danimarca, in Francia, en route per la Turchia. Quell'incontro è stato reso possibile soltanto grazie all'intervento personale del Premier francese, a quel tempo, M. Herriot. Nel Ministero Francese degli Affari Esteri il telegramma di mia moglie ad Herriot, datato il primo di Dicembre, è stato conservato, come le istruzioni telegrafiche di Herriot al consolato Francese a Berlino, il 3 di Dicembre, per dare immediatamente un visto a mio figlio. Per un momento ho avuto paura che gli agenti della GPU a Parigi avrebbero preso questi documenti. Fortunatamente non ci sono riusciti. I due telegrammi sono stati fortunatamente trovati qualche settimana dopo nel Ministero degli Affari Esteri. Mi capite chiaramente? Adesso ho le copie di entrambi i telegrammi in mano. Non cito i loro testi, numeri e date per non perdere alcun tempo: le darò domani alla stampa.

I telegrammi (originali in Francese) recitano come segue:

Copenhagen - PK120 38W I 23 50 - Northern

Sig. E. Herriot, Presidente del Consiglio, Parigi.

Attraversando Francia e desiderando incontrare mio figlio Leon Sedov studiando Berlino Io auguro vostra gentile mediazione che gli sia consentito di incontrarmi mentre in transito migliori auguri [Crossing France and desiring to meet my son Leon Sedov studying Berlin I wish your kind intervention that he be permitted to meet me while in transit best wishes]

Nathalie Sedov Trotsky.

MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

Parigi, 3 Dicembre, 1932

Al Console Francese, Berlino:

Sig.ra Trotsky che sta tornando (a) casa dalla Danimarca sarebbe grata se potesse incontrare suo figlio, Leon Sedov, attualmente studiando a Berlino, mentre sta attraversando territorio Francese. [Mme. Trotsky who is returning home from Denmark would be glad if she could meet her son, Leon Sedov, at present studying in Berlin, while passing through French territory.]

Pertanto ti autorizzo a concedere un visto al passaporto del Sig. Sedov per un soggiorno di cinque giorni in Francia con l’ulteriore garanzia che gli sarà consentito di ritornare in Germania alla scadenza del suo soggiorno.

[I thus authorize you to vise the passport of Mr. Sedov for a five day stay in France with the further assurance that he be allowed to return to Germany at the expiration of this sojourn.]

Servizio Diplomatico.


Sul passaporto di mio figlio c'è un visto assegnato dal Consolato Francese il 3 Dicembre. Al mattino del 4 mio figlio ha lasciato Berlino. Sul suo passaporto ci sono timbri ricevuti alla frontiera lo stesso giorno. Il passaporto è stato conservato nella sua interezza. Cittadini di New York, sentite la mia voce da Città del Messico? Voglio che ascoltiate ognuna delle mie parole nonostante il mio inglese spaventoso! Il nostro incontro con nostro figlio ha avuto luogo a Parigi, nel Gare du Nord, in un treno di seconda classe, che ci ha presi da Dunkerque, in presenza di dozzine di amici che ci hanno accompagnato e ricevuto. Spero sia abbastanza! Nemmeno la GPU né Pritt possono ignorarlo. Sono intrappolati in una morsa di ferro. Holtzman non può aver incontrato mio figlio a Copenhagen perché mio figlio si trovava a Berlino. Mio figlio non poteva entrare ed uscire durante il corso del nostro incontro. Chi quindi crederà alla realtà dell'incontro? Chi riporrà qualche credibilità nell'intera confessione di Holtzman?

Ma questo non è tutto. Secondo le parole di Holtzman, il suo incontro con mio figlio è avvenuto, come avete già sentito, nell'atrio dell’Hotel Bristol. Magnifico... ma capita che l'Hotel Bristol a Copenhagen è stato completamente raso al suolo nel 1917! Nel 1932 questo hotel esisteva soltanto come un caro ricordo. L'hotel fu ricostruito soltanto nel 1936, precisamente durante i giorni in cui Holtzmann faceva le sue sfortunate dichiarazioni. Il servizievole Pritt ci presenta l'ipotesi di un probabile "lapsus di scrittura": lo stenografo russo, vedete, deve aver sentito la parola Bristol in modo errato, e per di più, nessuno dei giornalisti e degli editori ha corretto questo errore: Bene! Ma per quanto riguarda mio figlio? Anche questo un lapsus dello stenografo? Qui Pritt, seguendo Vyshinsky, mantiene un silenzio eloquente. In realtà la GPU, attraverso i suoi agenti a Berlino, sapeva degli sforzi di mio figlio e suppose che mi aveva incontrato a Copenhagen. Questa è la causa del lapsus! Holtzman apparentemente conosceva l'Hotel Bristol a causa dei ricordi della sua emigrazione tempo fa, e questo è il motivo per cui lo ha nominato. Da qui proviene il secondo "lapsus di scrittura"! Due lapsus combinati per fare una catastrofe: delle confessioni di Holtzman rimane soltanto una nuvola di polvere, come dell'Hotel Bristol al momento della sua distruzione. E nel frattempo - non dimenticatelo! - questa è la confessione più importante nel processo dei sedici: di tutti i vecchi rivoluzionari, soltanto Holtzman mi ha incontrato ed ha ricevuto istruzioni sul terrorismo!

Passiamo ora al secondo episodio. Piatakov è venuto a trovarmi in aeroplano da Berlino ad Oslo a metà del Dicembre 1935. Delle tredici precise domande che ho rivolto al tribunale di Mosca mentre Piatakov era ancora vivo, neanche una è stata risposta. Ognuna di queste domande distrugge il mitico viaggio di Piatakov. Nel frattempo il mio ospitante norvegese, Konrad Knusden, un deputato parlamentare, ed il mio precedente segretario, Erwin Wolff, hanno già dichiarato alla stampa che io non ho avuto visitatori russi nel Dicembre 1935, e che non ho fatto viaggi senza di loro. Queste deposizioni non vi soddisfano? Eccone un'altra: le autorità dell'aerodromo di Oslo hanno stabilito ufficialmente, in base ai loro archivi, che durante il corso del Dicembre 1935, non un singolo aeroplano straniero è atterrato al loro aeroporto! Forse un lapsus è strisciato anche negli archivi dell'aerodromo? Mastro Pritt, basta con i vostri lapsus, inventate qualcosa di più intelligente! Ma la vostra immaginazione non vi sarà di nessun aiuto qui: ho a mia disposizione dozzine di testimoni diretti ed indiretti che compromettono le deposizioni del povero Piatakov, che è stato costretto dalla GPU a volare per incontrarmi su un aereo immaginario, proprio come la Santa Inquisizione obbligava le streghe ad andare al loro incontro col diavolo su un manico di scopa. La tecnica è cambiata, ma l'essenza è la stessa.

Nell'Ippodromo ci sono senza dubbio giuristi competenti. Li prego di dirigere la loro attenzione verso il fatto che né Holtzman né Piatakov hanno dato la minima indicazione del mio indirizzo, vale a dire, del tempo e del luogo dell'incontro. Né l'uno né l'altro hanno rivelato il preciso passaporto o il nome preciso con il quale hanno viaggiato. Il procuratore non gli ha nemmeno chiesto dei passaporti. La ragione è chiara: i loro nomi non sarebbero stati trovati nelle liste dei passeggeri. Piatakov non avrebbe potuto evitare di dormire in Norvegia, perché i giorni di Dicembre sono molto corti. Ad ogni modo, non ha menzionato nessun hotel. Il procuratore non gli ha nemmeno chiesto dell'hotel. Perché? Perché il fantasma dell'Hotel Bristol si libra sulla testa di Vyshinsky! Il procuratore non è un procuratore, ma l'inquisitore e l'inspiratore di Piatakov, come Piatakov è soltanto la sfortunata vittima della GPU.

Potrei adesso presentare un enorme quantità di testimonianze e documenti che demolirebbero fino alle fondamenta le confessioni di un intera serie di accusati: Smirnov, Mrachkovsky, Dreitzer, Radek, Vladimir Romm, Olberg, in breve, di tutti quelli che hanno provato nel minimo grado di fornire fatti, circostanze di tempo e luogo. Un lavoro simile, comunque, può essere fatto con successo soltanto davanti ad una Commissione d' Inchiesta, con la partecipazione di giuristi aventi il tempo necessario per l'esame dettagliato di documenti e per ascoltare le deposizioni dei testimoni.

Ma già quel che ho detto permette, spero, una previsione del futuro sviluppo dell'indagine. Da una parte, un accusa che è fantasiosa fino in fondo: l'intera vecchia generazione di Bolscevichi è accusata di un abominevole tradimento, privo di senso o scopo. Per stabilire questa accusa il procuratore non ha al suo comando nessuna prova materiale, a dispetto delle migliaia e migliaia di arresti e perquisizioni. La completa assenza di prove è la più terribile prova contro Stalin! Le esecuzioni sono basate esclusivamente su confessioni forzate. E quando i fatti sono accennati in queste confessioni, si sbriciolano in polvere al primo contatto con un esame critico.

La GPU non è soltanto colpevole di una montatura. E' colpevole di inventare un marcio, volgare, sciocco complotto. Impunità è depravazione. L'assenza di controllo paralizza la critica. I falsificatori portano avanti il loro lavoro non importa in che modo. Loro fanno affidamento su l'effetto della somma totale di confessioni ed ... esecuzioni. Se qualcuno confronta attentamente la fantastica natura dell'accusa nella sua interezza con la manifesta falsità delle effettive deposizioni, cosa resta di queste monotone confessioni? L'odore soffocante del tribunale inquisitorio, e nient'altro!

***

Ma c'è un altro tipo di prova che mi sembra non meno importante. Nell'anno della mia deportazione e negli otto anni della mia emigrazione ho scritto ad amici vicini e lontani quasi 2000 lettere dedite alle più vitali questioni sulle politiche attuali. Le lettere da me ricevute e le copie delle mie risposte esistono. Grazie alla loro continuità, queste lettere rivelano, soprattutto, le profonde contraddizioni, gli anacronismi e le assurdità dell'accusa, non soltanto per quello che riguarda me e mio figlio, ma anche riguardo gli altri accusati. Comunque, l'importanza di queste lettere si estende al di la di quel fatto. Tutta la mia attività teorica e politica durante questi anni è riflessa senza una differenza in queste lettere. Le lettere completano i miei libri ed articoli. L'esame della mia corrispondenza, mi sembra, sia di decisiva importanza per la caratterizzazione della personalità politica e morale - non solo di me stesso, ma anche dei miei corrispondenti. Vyshinsky non è stato capace di consegnare una singola lettera al tribunale. Consegnerò alla commissione o ad un tribunale migliaia di lettere, indirizzate, inoltre, alle persone che mi sono più vicine e alle quali non avevo nulla da nascondere, particolarmente a mio figlio, Leon. Questa corrispondenza da sola con la sua forza interna di convinzione tronca sul nascere il miscuglio Stalinista. Il procuratore con i suoi sotterfugi ed i suoi insulti, e gli accusati con i loro monologhi confessionali sono rimasti sospesi in aria. Tale è l'importanza delle mie lettere. Tale è il contenuto dei miei archivi. Non chiedo la fiducia di nessuno. Io faccio un appello alla ragione, alla logica, alla critica. Io offro fatti e documenti. Io esigo una verifica!


***

Tra di voi, cari ascoltatori, devono esserci non poche persone che dicono liberamente: "Le confessioni degli accusatii sono false, questo è chiaro; ma come è stato capace Stalin di ottenere simili confessioni; qui sta il segreto!" In realtà il segreto non è così profondo. L'Inquisizione, con una tecnica ancora più semplice, estorse tutti i tipi di confessioni dalla sue vittime. Questo è il motivo per cui il codice penale democratico ha rinunciato ai metodi del medioevo, perchè non portavano allo stabilimento della verità, ma ad una semplice conferma delle accuse dettate dal giudice inquisitore. I processi della GPU hanno un carattere interamente inquisitorio: questo è il semplice segreto delle confessioni!


L'intera atmosfera politica dell'Unione Sovietica è fusa con lo spirito dell'inquisizione. Avete letto il piccolo libro di André Gide, Ritorno dall'URSS? Gide è un amico dell'Unione Sovietica, ma non un lacchè della burocrazia.

Per di più questo artista ha occhi. Un piccolo episodio nel libro di Gide è di incalcolabile aiuto nel capire i processi di Mosca. Al termine del suo viaggio Gide desiderava inviare un telegramma a Stalin, ma non avendo ricevuto l'istruzione inquisitoria, si riferì a Stalin con la semplice parola democratica "lei". Si rifiutarono di accettare il telegramma! I rappresentanti dell'autorità spiegarono a Gide: "Scrivendo a Stalin bisogna riferirsi a lui come "Guida dei lavoratori" o "capo del popolo", e non con la semplice parola democratica "lei". Gide provò ad argomentare: "Stalin non è al di sopra di simili adulazioni?" Fu inutile. Continuarono a rifiutarsi di accettare il telegramma senza le adulazioni Bizantine. Alla fine Gide dichiarò: "Mi sottometto in questa noiosa battaglia, ma declino ogni responsabilità." Così uno scrittore universalmente riconosciuto nonché un onorato ospite è stato sfinito in pochi minuti e forzato a firmare, non il telegramma che lui voleva mandare, ma quello che gli fu dettato dai meschini inquisitori. Lasciate chi possiede un briciolo di immaginazione immaginarsi, non un viaggiatore famoso, ma uno sfortunato cittadino sovietico, un oppositore, isolato e perseguitato, un paria, che è obbligato a scrivere, non telegrammi di saluto a Stalin, ma dozzine di confessioni dei suoi crimini. Forse in questo mondo ci sono molti eroi capaci di sostenere tutti i tipi di torture, fisiche o morali, che sono inflitte su loro stessi, le loro mogli, i loro figli. Non lo so... Le mie osservazioni personali mi insegnano che le capacità del sistema nervoso umano sono limitate. Attraverso la GPU Stalin può intrappolare le sue vittime in un abisso di cupa disperazione, umiliazione, infamia, in modo che incolpi se stesso dei crimini più mostruosi, con l'aspettativa di una morte imminente o un debole raggio di speranza per il futuro come la sola via d'uscita. Se, anzi, non contempla il suicidio, che Tomsky ha preferito! Joffe prima ancora ha trovato la stessa via d'uscita, proprio come due membri del mio segretariato militare, Glazman e Boutov, il segretario di Zinoviev, Began, mia figlia Zinnia, e molte dozzine di altri. Suicidio o prostrazione morale: non c'è altra scelta! Ma non dimenticate che nelle prigioni della GPU perfino il suicidio è spesso un lusso inaccessibile!

I processi di Mosca non disonorano la rivoluzione, perché sono la progenie della reazione. I processi di Mosca non disonorano la vecchia generazione di Bolscevichi; dimostrano soltanto che anche i Bolscevichi sono fatti di carne e sangue, e che non resistono interminabilmente quando sopra le loro teste oscilla il pendolo della morte. I processi di Mosca disonorano il regime politico che li ha concepiti: il regime del Bonapartismo, senza onore e senza coscienza! Tutti i giustiziati sono morti pronunciando maledizioni per questo regime.


Lasciate, a chi lo desidera, versare lacrime amare perché la storia va avanti in modo così strano: due passi avanti, uno indietro. Ma le lacrime non sono di nessun aiuto. E' necessario secondo il consiglio di Spinoza, né ridere, né piangere, ma capire.


Chi sono gli imputati principali? Vecchi Bolscevichi, edificatori del partito, dello stato Sovietico, dell'Armata Rossa, dell'Internazionale Comunista. Chi è che li accusa? Vyshinsky, avvocato borghese, che definiva se stesso Menscevico dopo la rivoluzione d'Ottobre e si unì ai Bolscevichi dopo la loro vittoria definitiva. Chi ha scritto le disgustose diffamazioni sugli accusati nella Pravda?... Zaslaysky, precedente colonna di una giornale bancario, del quale Lenin trattò nei suoi articoli solo come un "furfante".

Il precedente direttore della Pravda, Bukharin, è arrestato. La colonna della Pravda è ora Koltzov, un redattore borghese, che rimase durante la guerra civile nel campo dei Bianchi. Sokolnikov, un partecipante nella rivoluzione d'Ottobre e nella guerra civile, è condannato come traditore. Rakovsky attende l'imputazione. Sokolnikov e Rakovsky erano ambasciatori a Londra. Il loro posto adesso è occupato da Maisky, Menscevico di destra, che durante la guerra civile era un ministro del governo Bianco nel territorio di Kolchak. Troyanovsky, ambasciatore sovietico a Washington, tratta i Trotskisti come controrivoluzionari. Lui in persona, durante i primi anni della Rivoluzione d'Ottobre, era un membro del comitato Centrale dei Menscevichi e si unì ai Bolscevichi solo dopo che cominciarono a distribuire posti allettanti. Prima di diventare ambasciatore, Sokolnikov era Commissario del Popolo per le Finanze. Chi occupa quel posto oggi? Grinko, che in comune con le Guardie Bianche lottò nel Comitato del Benessere durante il 1917-18 contro i Soviet. Uno dei migliori diplomatici sovietici era Joffe, primo Ambasciatore in Germania, che fu costretto al suicidio dalle persecuzioni. Chi lo ha rimpiazzato a Berlino? Prima l'oppositore pentito Krestinski, poi Khinchuk, ex Menscevico, un partecipante nel controrivoluzionario Comitato del Benessere, e infine Suritz, anche lui attraversò il 1917 dall'altra parte delle barricate. Potrei continuare questa lista all’infinito.


Queste radicali modifiche nel personale, specialmente marcate nelle province, hanno profonde cause sociali. Quali sono? E' tempo, miei ascoltatori, , è tempo di riconoscere, finalmente, che una nuova aristocrazia ha preso forma nell'Unione Sovietica. La rivoluzione d'Ottobre procedette sotto la bandiera dell'uguaglianza. La burocrazia è l'incarnazione di una mostruosa disuguaglianza. La rivoluzione distrusse la nobiltà. La burocrazia ha creato una nuova piccola nobiltà. La rivoluzione distrusse titoli e decorazioni militari. La nuova aristocrazia produce marescialli e generali. La nuova aristocrazia assorbe un enorme parte del reddito nazionale. La sua posizione davanti al popolo è disonesta e falsa. I suoi leader sono obbligati a nascondere la realtà, a ingannare le masse, a celare se stessi, chiamando il nero bianco. L'intera politica della nuova aristocrazia è una montatura. La nuova costituzione non è altro che una montatura.


Paura della critica è paura delle masse. La burocrazia è spaventata dal popolo. La lava della rivoluzione non è ancora fredda. La burocrazia non può schiacciare gli scontenti e i critici con repressioni sanguinarie solo perché richiedono un taglio dei loro privilegi. Ecco perché le false accuse contro l'opposizione non sono atti occasionali, ma un sistema, che proviene dalla situazione presente della casta al governo.


Lasciateci ricordare come i Termidoriani della Rivoluzione Francese si comportarono contro i Giacobini. Lo storico Aulard scrive: "I nemici non si accontentarono con l'assassinio di Robespierre e dei suoi amici; li calunniarono, rappresentandoli agli occhi della Francia come monarchici, come persone che si erano vendute a paesi stranieri." Stalin non ha inventato nulla. Ha semplicemente sostituito monarchici con Fascisti.


Quando gli Stalinisti ci chiamano "traditori", c'è in quell'accusa non soltanto odio ma anche una certa specie di onestà. Essi pensano che noi abbiamo tradito gli interessi della sacra casta di generali e marescialli, gli unici, capaci di "costruire il socialismo", ma che, nei fatti, compromettono la precisa idea di socialismo. Da parte nostra, consideriamo gli Stalinisti come traditori negli interessi delle masse sovietiche e del proletariato mondiale. E' assurdo spiegare una lotta così furiosa con motivi personali. E' una questione non solo di differenti programmi, ma anche di diversi interessi sociali, che si scontrano in una maniera sempre più ostile.

***

"E qual'é la sua diagnosi?" - mi chiederete - "Qual'é la sua prognosi?" Ho detto prima: Il mio discorso è dedito soltanto ai processi di Mosca. La diagnosi e la prognosi sociale formano il contenuto del mio nuovo libro: La Rivoluzione Tradita. Ma in due parole vi dirò cosa penso.

Le conquiste fondamentali della Rivoluzione d'Ottobre, le nuove forme di proprietà che permettono lo sviluppo delle forze produttive, non sono ancora state distrutte, ma sono già entrate in un conflitto irreconciliabile con il despotismo politico.

Il socialismo è impossibile senza l'attività indipendente delle masse e il fiorire della personalità umana. Lo Stalinismo le calpesta entrambe. Un aperto conflitto rivoluzionario fra il popolo e il nuovo despotismo è inevitabile. Il regime di Stalin è condannato. Lo sostituirà la controrivoluzione capitalista, o la democrazia operaia? La storia non ha ancora deciso la risposta. La decisione dipende anche dall'attività del proletariato mondiale.


Se ammettiamo per un momento che il fascismo trionferà in Spagna, e in tal modo anche in Francia, il paese sovietico, accerchiato dal fascismo, sarebbe condannato ad un'ulteriore degenerazione, che dovrà estendersi dalla sovrastruttura politica alle basi economiche. In altre parole, il crollo del proletariato europeo probabilmente significherà il crollo dell' Unione Sovietica.

Se al contrario le masse lavoratrici di Spagna sconfiggeranno il Fascismo, se la classe operaia francese sceglierà definitivamente la strada della sua liberazione, allora le masse oppresse dell' Unione Sovietica raddrizzeranno la schiena e alzeranno la testa! Allora scoccherà l'ultima ora del despotismo di Stalin. Ma il trionfo della democrazia Sovietica non capiterà da sola. Le masse hanno bisogno del vostro aiuto. Il primo aiuto è dir loro la verità.


La questione è: aiutare la burocrazia demoralizzata contro il popolo, o le forze progressive del popolo contro la burocrazia. I processi di Mosca sono un segnale. Guai a chi non presta attenzione!

Il processo del Reichstag certamente ha avuto una grande importanza. Ma aveva a che fare soltanto col vile Fascismo, quell'incarnazione di tutti i vizi dell'oscurità della barbarie.

I processi di Mosca sono commessi sotto la bandiera del socialismo. Noi non concederemo questa bandiera ai maestri della menzogna! Se la nostra generazione sarà troppo debole per costruire il socialismo sulla terra, passeremo la bandiera immacolata ai nostri figli. Una lotta che oltrepassa ampiamente l'importanza degli individui, delle fazioni e dei partiti. E' la lotta per il futuro di tutta l'umanità. Sarà dura. Sarà lunga. Chiunque cerchi conforto fisico e calma spirituale, che si faccia da parte. Nell'epoca della reazione è più conveniente appoggiarsi alla burocrazia piuttosto che alla verità. Ma per tutti quelli a cui la parola socialismo non è un suono vuoto, ma il contenuto della loro vita morale - avanti! Ne le minacce, ne le persecuzioni, ne le violazioni possono fermarci! Che sia perfino sulle nostre ossa sbiadite, la verità trionferà. Noi infiammeremo il sentiero. Vinceremo! Sotto tutti i duri colpi del fato, io sarò felice come nei migliori giorni della mia gioventù! Perché, amici miei, la più grande felicità umana non è l'utilizzo del presente, ma la preparazione del futuro.


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