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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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venerdì 22 luglio 2011

Nessun si illuda, di Riccardo Achilli



E' fresco di stampa il cosiddetto nuovo piano di salvataggio della Grecia, già pomposamente battezzato "Piano Marshall" dalla stampa borghese. Una analisi di tale piano nei suoi dettagli operativi è ancora prematura, ma già le linee generali evidenziano che è pieno di contraddizioni e funzionale più ad obiettivi politici di controllo del consenso che all'obiettivo di salvare l'euro (non parliamo poi di quello di "salvare la Grecia", che in realtà non c'è mai stato, poiché la Grecia, nelle intenzioni della Germania e della Francia, nonché dei mercati finanziari in generale, andava soltanto dissanguata come quei maiali sgozzati e appesi ad un gancio a testa in giù, per far sgocciolare tutto il sangue nella tinozza, al fine di ripagare fino all'ultimo euro i crediti concessi a tale Paese, che negli anni buoni, ovvero quelli in cui si faceva window dressing dei conti pubblici greci, hanno fruttato redditizi tassi di interesse ai creditori).
Il meccanismo di intervento volontario delle istituzioni finanziarie private è il più evidente segnale di sostanziale fallimento del fondo "salva-Stati" (Efsf), inadeguato per dimensioni ad affrontare l'enorme compito di salvare intere economie che già si trovano, tecnicamente, in default (nel senso che già sono nelle condizioni di non poter più onorare a scadenza le rate del proprio debito pubblico - Grecia, Irlanda, Portogallo, a breve entreranno nel club anche Spagna ed Italia, entrambe economie singolarmente "too big to be bailed out"). Dando per assodato che i privati parteciperanno, nel momento in cui questi presteranno denaro alla Grecia si genererà automaticamente un default selettivo, perché gli interventi previsti, ovvero il rollover, il prestito per operazioni di buyback di titoli del debito pubblico invenduti alle aste, per non parlare di ipotesi di vero e proprio haircut di una quota del debito sovrano circolate durante il vertice europeo, configurano casi di default secondo le agenzie di rating, che automaticamente abbasseranno il rating sovrano greco ad un livello al quale la Bce non potrà più utilizzare i titoli del debito pubblico greco come garanzia per le operazioni di rifinanziamento del sistema bancario greco, portando quindi al collasso il sistema dei pagamenti e l'economia. Per ovviare a ciò, si prevede, nel piano, di utilizzare lo stesso Efsf come garanzia. Tuttavia l'Efsf "vale" circa 255 miliardi di euro, con il livello attuale di garanzie prestato dagli stati membri (ovvero 440 miliardi di euro). Si calcola che circa 10-15 giorni di default selettivo della Grecia costerebbero 20-30 miliardi di euro in termini di garanzie da prestare al fine di rifinanziare il sistema bancario greco. Nel giro di pochi mesi di default selettivo, dunque, l'intero ammontare delle garanzie alla base dell'Efsf verrebbe mangiato, senza contare che tali garanzie devono servire anche per erogare prestiti all'Irlanda, al Portogallo, e fra non molto anche ad Italia e Spagna. E' significativo infatti che si prevede, ora, la possibilità per l'Efsf di prestare denaro anche a governi che non attuano piani di aiuti. Tale possibilità è pensata proprio per Italia e Spagna. Ad aggravare la situazione, vi è che ora l'Efsf potrà intervenire anche per acquistare titoli del debito pubblico di Paesi in difficoltà sul mercato secondario (quindi non soltanto all'atto delle aste di emissione dei titoli, ma anche acquistando titoli già emessi, e rivenduti sul secondario dalle istituzioni finanziarie che li detengono nei loro portafogli). Tale meccanismo è pensato per dare sollievo alle banche che detengono titoli tossici del debito pubblico greco, irlandese o portoghese, ma di fatto opera una traslazione del rischio di default dalla banca al fondo Efsf. In tal caso, sarà inevitabile un abbassamento del rating del fondo. Poiché l'Efsf funziona emettendo bond (ovvero attività finanziarie) sui mercati, un abbassamento del suo rating (che oggi è AAA) di fatto lo paralizzerà, rendendolo inoperante. Quindi non potrà più sostenere i Paesi in difficoltà, e l'intero meccanismo andrà in corto circuito. Il punto di debolezza di fondo è che gli Stati non sottoposti ad aiuti si accollano l'onere di garantire i finanziamenti ai Paesi in crisi. Già oggi, però, il rapporto fra debito pubblico e PIL, nell'area Euro-17, è pari all'85,1%, con una dinamica di forte crescita (era del 69,2% nel 2000, dato Eurostat). Il rapporto deficit/PIL è già pari al 6%. Sostanzialmente, già oggi l'area-euro è ampiamente fuori dai parametri del patto di stabilità e crescita, che prevede un tetto del 3% al deficit e del 60% al debito. Con la prosecuzione dell'attuale fase di debolezza della crescita (per non parlare di un vero e proprio rischio di recessione double dip che si profila) tali parametri peggioreranno ulteriormente, nel breve e nel medio periodo, per cui anche il valore della garanzia che un'area sempre più indebitata potrà offrire si ridurrà rapidamente, rendendo sempre meno appetibili i bond emessi dall'Efsf (anche perché, man mano che l'operatività di detto fondo si espanderà, come prevede il raffazzonato "piano Marshall", l'entità delle emissioni non potrà che aumentare, richiedendo sempre maggiori garanzie, e di qualità sempre migliore).
Gli artefici di questo ennesimo trucco hanno poco da festeggiare per l'euforia odierna delle borse. La storia dei mercati borsistici insegna che tali fasi di euforia sono del tutto momentanee, e dettate più da effetti emotivi o speculativi, che da ragionamenti razionali. Il piano ha tutto l'aspetto del tentativo un pò patetico, un pò da ultima spiaggia, di contenere la deriva del dissenso sociale che infiamma la Grecia in questi giorni, allungando, tramite il nuovo prestito di denaro e il prolungamento fino ad un minimo di 15 anni della scadenza di rimborso dello stesso, l'agonia dell'economia ellenica e l'inevitabile impoverimento del popolo greco. Che il proletariato sappia che tutto questo è solo fumo negli occhi, frutto di disperazione, non di lungimiranza politica. Nessuno salverà la Grecia dalla sua tragica nemesi, se non il proletariato greco stesso. Nessun "piano Marshall" salverà il progetto neo-monetarista alla base dell'euro, giunto ai suoi ultimi rantoli.

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