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i Quaderni di Bandiera Rossa "La Storia è finita" di Norberto Fragiacomo
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sabato 7 maggio 2011

La battaglia per un linguaggio colto di Leon Trotsky

Ho letto ultimamente in uno dei nostri giornali che in una assemblea generale degli operai della fabbrica di scarpe Comune di Parigi è stata approvata una risoluzione che raccomanda di astenersi dalle imprecazioni e di imporre multe per le espressioni triviali.
Si tratta di un piccolo episodio nel tumulto di questo periodo, ma un piccolo episodio assai eloquente. La sua importanza dipenderà, tuttavia, dalle ripercussioni che l’iniziativa della fabbrica di scarpe avrà tra la classe operaia.
Il linguaggio sguaiato e le imprecazioni sono l'eredità della schiavitù, dell'umiliazione e del disprezzo per la dignità umana - la propria e quella degli altri. Ciò vale in particolare per le imprecazioni in Russia. Mi piacerebbe sapere dai nostri filologi, dai nostri glottologi e dagli esperti di folklore se esistono espressioni ingiuriose altrettanto sguaiate, triviali e degradanti in qualche altra lingua. Che ne sappia io, non c'è niente, o quasi niente, del genere al di fuori della Russia. L'imprecare russo nelle «profondità più vertiginose» era il frutto della disperazione, dell'amarezza e soprattutto della condizione di schiavitù senza speranza e senza scampo. Le imprecazioni delle classi superiori, d’altro lato, le imprecazioni che uscivano dalla bocca dei nobili, delle autorità, erano il frutto della dominazione di classe, della superbia di proprietari di schiavi, di un incrollabile potere. I proverbi dovrebbero contenere la saggezza delle masse; i proverbi russi rivelano anche la mentalità ignorante e superstiziosa delle masse e la loro condizione di schiavitù. «L'insulto non si attacca al colletto» dice un vecchio proverbio russo, non solo accettando la schiavitù come un fatto, ma accettando anche l'umiliazione che comporta. Due flussi di insulti russi - quello dei padroni, degli ufficiali, dei poliziotti, grassi e nutriti, e l'altro, l’imprecare affamato, disperato, tormentato delle masse - hanno colorito tutta la vita russa di forme spregevoli di termini insultanti. Tale era l’eredità che, tra l'altro, la rivoluzione riceveva dal passato.
Ma la rivoluzione è in primo luogo il ridestarsi della personalità umana delle masse, che si consideravano prive di personalità. Malgrado l'occasionale crudeltà e l'implacabilità sanguinosa dei suoi metodi, la rivoluzione è prima di tutto e soprattutto un risveglio dell'umanità, una sua marcia in avanti, ed è caratterizzata da un crescente rispetto per la dignità personale di ogni individuo, da una sempre maggiore sollecitudine per i deboli. Una rivoluzione non è degna di questo nome se, con tutta la sua potenza e con tutti i mezzi di cui dispone, non aiuta la donna - due, tre volte schiava nel passato - a imboccare la strada del progresso personale e sociale. Una rivoluzione non è degna di questo nome se non si prende la massima cura dei bambini - le generazioni future nel cui interesse è stata fatta. E come si può creare, giorno per giorno, sia pure poco a poco, una nuova vita basata sul rispetto reciproco, sul rispetto di sé, sull’eguaglianza effettiva della donna considerata come collaboratrice, su una cura efficace dei bambini, in un’atmosfera avvelenata dal rumoreggiare, .dal. rotolare, dallo squillare e dal risuonare delle imprecazioni dei padroni e degli schiavi che non risparmiano nessuno e non si arrestano di fronte a nulla? La lotta contro le «brutte parole» è una condizione di igiene intellettuale, come la lotta contro la sporcizia e i vermi è una condizione dell'igiene fisica.
Rompere radicalmente con il linguaggio volgare non è facile, poiché l'esprimersi senza restrizioni ha radici psicologiche ed è il prodotto di un ambiente incivile. Salutiamo naturalmente con favore l'iniziativa degli operai della fabbrica di scarpe e soprattutto auguriamo ai promotori del nuovo movimento una grande perseveranza. Abiti psicologici che si trasmettono da una generazione all'altra saturando tutta l'atmosfera della vita, sono assai tenaci e, d’altro canto, ci capita spesso in Russia di dare giusto una violenta spinta in avanti, di spremere le nostre forze e poi di lasciare che tutto continui come prima.
Speriamo che le operaie - quelle che appartengono alle file comuniste in primo luogo - sosterranno l'iniziativa della fabbrica Comune di Parigi. Di regola - ci sono naturalmente le eccezioni - gli uomini che usano espressioni volgari disprezzano le donne e non si curano dei bambini. Ciò non vale solo per le masse incolte, ma anche per gli elementi progrediti e cosiddetti « responsabili» del presente ordine sociale. Non si può negare che le vecchie espressioni volgari prerivoluzionarie siano ancora in uso attualmente, sei anni dopo l'ottobre, e che al «vertice» siano di moda. Quando sono lontani dalla città, in particolare da Mosca, i nostri dignitari considerano in certo modo loro dovere usare espressioni forti. Pensano evidentemente di stabilire un contatto più stretto con i contadini.
La nostra vita russa è caratterizzata dalle più stridenti contraddizioni, sul piano economico come su qualsiasi altro. Al centro stesso del paese, vicino a Mosca, ci sono chilometri e chilometri di acquitrini, ci sono strade impraticabili - e proprio nelle vicinanze potete vedere improvvisamente una fabbrica che impressionerebbe un ingegnere europeo o americano per la sua attrezzatura tecnica. Contrasti del genere abbondano nella nostra vita nazionale. Accanto al tirannico e rapace profittatore vecchio stampo, che è tornato in vita nell'attuale generazione, che è passato attraverso la rivoluzione e l'espropriazione, indaffarato a truffare e a realizzare profitti legali o clandestini, e conservando intatta la sua volgarità e ingordigia da suburbio, incontriamo il tipo migliore di operaio comunista, che dedica quotidianamente la propria esistenza agli interessi del proletariato mondiale ed è pronto a battersi in qualsiasi momento per la causa della rivoluzione in qualsiasi paese, anche in un paese che non sarebbe capace di individuare sulla carta geografica.
Oltre a questi contrasti sociali - tra l'ottusa bestialità e il più elevato idealismo rivoluzionario - spesso assistiamo a contrasti psicologici in uno stesso individuo. Un uomo è un comunista leale, devoto alla causa, ma le donne per lui non sono che «femmine», da non prendere sul serio in nessun modo. O può accadere che un comunista che pure si è distinto quando parla delle nazionalità minori, cominci a parlare in tono irrimediabilmente reazionario. Ricercando la causa di tutto questo dobbiamo ricordarci che le diverse parti della coscienza umana non mutano e non si sviluppano simultaneamente e lungo linee parallele. C'è una certa economia nel processo. La psicologia umana è assai conservatrice e i mutamenti dovuti alle esigenze e agli stimoli della vita investono, in primo luogo, i settori della mente che vi sono coinvolti direttamente.
In Russia, lo sviluppo sociale e politico degli ultimi decenni ha proceduto in un modo del tutto inconsueto, e con salti e balzi sorprendenti: e ciò è alla base della nostra attuale disorganizzazione, che non si limita alla economia e alla politica. Le stesse carenze si manifestano nella mentalità di molta gente, dando come risultato una strana mescolanza di concezioni politiche avanzate e ben maturate e di tendenze, abitudini e, in una certa misura, idee che sono un’eredità diretta di leggi domestiche ancestrali. Per ovviare a questo, dobbiamo rafforzare il fronte intellettuale, cioè dobbiamo sottoporre a verifica con metodi marxisti tutta la mentalità di un uomo; e questo dovrebbe essere lo schema generale di educazione e auto-educazione del nostro stesso partito, cominciando dai vertici. Ma ancora una volta il problema è estremamente complesso e non può essere risolto solo con l'insegnamento scolastico e con i libri: le radici delle contraddizioni e delle incongruenze psicologiche risiedono nella disorganizzazione e nella confusione delle condizioni in cui la gente vive. Dopo tutto, la psicologia è determinata dalla vita. Ma la dipendenza non è puramente meccanica e automatica: è attiva e reciproca. Il problema deve quindi essere affrontato in molte forme diverse: quella della fabbrica Comune di Parigi è una tra le altre. Auguriamole il migliore successo.

P.S. - La lotta contro le espressioni volgari è parte della lotta per la purezza, la chiarezza e la bellezza della lingua russa.
Gli stolti reazionari sostengono che la rivoluzione, anche se non l'ha rovinata completamente, è sulla via di devastare la lingua russa. Ci ,sono effettivamente una gran quantità di parole ora in uso che sono sorte per caso: e alcune sono espressioni provinciali perfettamente inutili, altre sono contrarie allo spirito della nostra lingua. Eppure gli stolti reazionari si sbagliano completamente sul futuro della lingua russa, come su tutto il resto. La nostra lingua uscirà dal vortice rivoluzionario rinvigorita, ringiovanita, con una maggiore duttilità e delicatezza. Il nostro vecchio linguaggio prerivoluzionario, ovviamente ossificato, burocratico e influenzato dalla stampa liberale, si è già considerevolmente arricchito di nuove forme descrittive, di nuove espressioni più precise e più dinamiche. Ma durante tutti questi anni tempestosi la nostra lingua è stata certo grandemente bloccata e parte del nostro progresso culturale consisterà, tra l'altro, nell'espungere dai nostri discorsi tutte le parole e le espressioni inutili e tutte quelle che non sono in armonia con lo spirito della lingua, pur conservando le acquisizioni indiscutibili e inestimabili dell'epoca rivoluzionaria.
La lingua è uno strumento del pensiero. La precisione e la correttezza del discorso è una condizione indispensabile per la precisione e la correttezza del pensiero. Il potere politico è ora passato, per la prima volta nella nostra storia, nelle mani dei lavoratori. La classe operaia possiede un'abbondante scorta di esperienze di lavoro e di vita e un linguaggio basato su queste esperienze. Ma il nostro proletariato non ha la preparazione scolastica necessaria per leggere e scrivere, per non parlare dell'educazione letteraria. E questa è la ragione per cui la classe operaia ora al potere, che di per se stessa e per la sua natura sociale è un’enorme garanzia di integrità e di grandezza della lingua russa nel futuro, non ha sinora la necessaria energia per opporsi all'intrusione di nuove parole e di espressioni inutili, corrotte e talvolta orribili...
La lotta per l'educazione e per la cultura assicurerà a tutti gli elementi avanzati della classe operaia tutte le risorse della lingua russa nella sua estrema ricchezza, sottigliezza e raffinatezza. Per salvaguardare la grandezza della lingua tutte le parole e le espressioni criticabili devono essere espunte dal linguaggio quotidiano. Anche il linguaggio ha bisogno di igiene. E la classe operaia ha bisogno di un linguaggio sano più e non meno delle altre classi: per la prima volta nella storia comincia a pensare in modo indipendente sulla vita e sui suoi fondamenti e per pensare ha bisogno dello strumento di un linguaggio chiaro ed incisivo.

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